Repubblica.it
(Paolo Rodari) La fase istruttoria dell' inchiesta Vatileaks 2 si è conclusa a tempo di record. E, infatti, si va al processo. Il 24 novembre prossimo è fissata la prima udienza nel tribunale della Città del Vaticano per la sottrazione e la diffusione di documenti riservati della Santa Sede, con cinque imputati: oltre ai nomi già previsti di monsignor Lucio Vallejo Balda (tuttora trattenuto in cella in Vaticano), Francesca Immacolata Chaouqui, i giornalisti Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi, la quinta persona a giudizio è Nicola Maio, ex collaboratore della commissione Cosea di cui Vallejo Balda stesso era segretario.
Vallejo Balda, Chaouqui e Maio dovranno rispondere anche di associazione a delinquere: «Si procuravano notizie e documenti nell' ambito dei loro rispettivi incarichi nella Prefettura per gli Affari economici e nella Cosea - recita un comunicato della sala stampa vaticana - mentre Fittipaldi e Nuzzi sollecitavano ed esercitavano pressioni, soprattutto su Vallejo Balda, per ottenere documenti e notizie riservati, che poi in parte hanno utilizzato per la redazione di due libri usciti in Italia nel novembre 2015». Anche se, spiega sempre il comunicato vaticano, non tutti i documenti sono stati finora pubblicati. La sensazione è che la Santa Sede, così come avvenne per Vatileaks 1, intende chiudere il processo in fretta: poche udienze per arrivare a una sentenza possibilmente prima dell' inizio del Giubileo. Anche perché gli interessi dei vertici sono altrove, anzitutto sull' imminente viaggio di Francesco in Africa dove già si sono recati in avanscoperta diversi collaboratori dello stesso Pontefice. I cinque imputati saranno giudicati dal presidente Giuseppe Dalla Torre, con i giudici Piero Antonio Bonnet, Paolo Papanti-Pelletier e Venerando Marano. La prima udienza avverrà nell' Aula del Tribunale Vaticano dove venne giudicato l'ex segretario di Papa Ratzinger Paolo Gabriele, ma con tutta probabilità si entrerà nel vivo della questione soltanto la settimana successiva. Alla notizia del rinvio a giudizio il giornalista dell'Espresso Emiliano Fittipaldi ha reagito dichiarandosi «basito». E ancora: «Sono incredulo. Non è un processo contro di me ma contro la libertà di informazione. In tutto il mondo i giornalisti hanno il dovere di pubblicare notizie e segreti che il potere, qualunque esso sia, vuole tenere nascosti all'opinione pubblica. Mi si accusa addirittura di aver minacciato per avere notizie: è falso e ridicolo. Sono pronto a querelare per calunnie, ora non vorrei che si mettesse in moto una macchina del fango per delegittimare le mie inchieste. Forse sono ingenuo ma credevo indagassero su chi ha commesso gli illeciti che ho denunciato, non su chi li ha svelati». «Possono fare quello che vogliono - ha invece scritto sul proprio profilo Facebook Nuzzi - ma finché ci sarà il mondo ci saranno giornalisti a dare notizie scomode. Io sono tra loro e non rinuncerò a fare il mio dovere. Sono orgoglioso di aver scritto un'inchiesta, orgoglioso del mio libro "Via Crucis". Orgoglioso di ricevere il vostro affetto e sostegno. Io non mollo. Il diritto di informare e di essere informati è più forte del bavaglio». Padre Federico Lombardi, portavoce vaticano, ha comunque specificato che «si valuterà se le accuse sono proporzionate, quindi per ora siamo solo davanti a una richiesta, non a una sentenza».
(Paolo Rodari) La fase istruttoria dell' inchiesta Vatileaks 2 si è conclusa a tempo di record. E, infatti, si va al processo. Il 24 novembre prossimo è fissata la prima udienza nel tribunale della Città del Vaticano per la sottrazione e la diffusione di documenti riservati della Santa Sede, con cinque imputati: oltre ai nomi già previsti di monsignor Lucio Vallejo Balda (tuttora trattenuto in cella in Vaticano), Francesca Immacolata Chaouqui, i giornalisti Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi, la quinta persona a giudizio è Nicola Maio, ex collaboratore della commissione Cosea di cui Vallejo Balda stesso era segretario.
Vallejo Balda, Chaouqui e Maio dovranno rispondere anche di associazione a delinquere: «Si procuravano notizie e documenti nell' ambito dei loro rispettivi incarichi nella Prefettura per gli Affari economici e nella Cosea - recita un comunicato della sala stampa vaticana - mentre Fittipaldi e Nuzzi sollecitavano ed esercitavano pressioni, soprattutto su Vallejo Balda, per ottenere documenti e notizie riservati, che poi in parte hanno utilizzato per la redazione di due libri usciti in Italia nel novembre 2015». Anche se, spiega sempre il comunicato vaticano, non tutti i documenti sono stati finora pubblicati. La sensazione è che la Santa Sede, così come avvenne per Vatileaks 1, intende chiudere il processo in fretta: poche udienze per arrivare a una sentenza possibilmente prima dell' inizio del Giubileo. Anche perché gli interessi dei vertici sono altrove, anzitutto sull' imminente viaggio di Francesco in Africa dove già si sono recati in avanscoperta diversi collaboratori dello stesso Pontefice. I cinque imputati saranno giudicati dal presidente Giuseppe Dalla Torre, con i giudici Piero Antonio Bonnet, Paolo Papanti-Pelletier e Venerando Marano. La prima udienza avverrà nell' Aula del Tribunale Vaticano dove venne giudicato l'ex segretario di Papa Ratzinger Paolo Gabriele, ma con tutta probabilità si entrerà nel vivo della questione soltanto la settimana successiva. Alla notizia del rinvio a giudizio il giornalista dell'Espresso Emiliano Fittipaldi ha reagito dichiarandosi «basito». E ancora: «Sono incredulo. Non è un processo contro di me ma contro la libertà di informazione. In tutto il mondo i giornalisti hanno il dovere di pubblicare notizie e segreti che il potere, qualunque esso sia, vuole tenere nascosti all'opinione pubblica. Mi si accusa addirittura di aver minacciato per avere notizie: è falso e ridicolo. Sono pronto a querelare per calunnie, ora non vorrei che si mettesse in moto una macchina del fango per delegittimare le mie inchieste. Forse sono ingenuo ma credevo indagassero su chi ha commesso gli illeciti che ho denunciato, non su chi li ha svelati». «Possono fare quello che vogliono - ha invece scritto sul proprio profilo Facebook Nuzzi - ma finché ci sarà il mondo ci saranno giornalisti a dare notizie scomode. Io sono tra loro e non rinuncerò a fare il mio dovere. Sono orgoglioso di aver scritto un'inchiesta, orgoglioso del mio libro "Via Crucis". Orgoglioso di ricevere il vostro affetto e sostegno. Io non mollo. Il diritto di informare e di essere informati è più forte del bavaglio». Padre Federico Lombardi, portavoce vaticano, ha comunque specificato che «si valuterà se le accuse sono proporzionate, quindi per ora siamo solo davanti a una richiesta, non a una sentenza».