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Vaticano
Vaticano, spunta un nuovo corvo. Il marito della pr nega le accuse
Il Messaggero
(Valentina Errante) Non c’è soltanto il nome di Francesca Chaouqui ad accomunare l’inchiesta della Gendarmeria  vaticana, che ha portato all’arresto di monsignor Vallejo Balda e della pr, e quella della procura di  Terni, che riguarda la sottrazione di documenti e un intreccio di ricatti e favori. C’è un altro nome  che unisce le due indagini ed è quello di Mario Benotti, uomo assai vicino alla Santa sede,  giornalista, comunicatore, docente, ma soprattutto superconsulente della politica, con un ruolo nella  finanza.
LA GENDARMERIA 
La gendarmeria non si è fermata agli arresti della scorsa settimana. I pedinamenti della Chaouqui e i controlli sui cellulari della donna e di monsignor Balda, hanno già rivelato che i due non hanno  agito da soli. Sembra chiaro che il materiale sottratto, i documenti e le rivelazioni finite nei libri di  Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi siano soltanto una parte del ricatto ordito ai danni della Santa  sede e del Papa. Proprio gli accertamenti, che riguardano anche il crack della curia di Terni, hanno  rivelato lo stretto legame della Chaouqui con Benotti, il giornalista che tanti anni fa aveva mosso i  primi passi a Radio Vaticana per poi diventare, tra l’altro, direttore generale di Rai international.  Benotti, che attualmente è capo della segreteria particolare del sottosegretario alla presidenza del  Consiglio Sandro Gozi, componente del cda della banca popolare di Spoleto e consulente del  sindaco di Firenze Dario Nardella, avrebbe avuto un ruolo nel furto e nella divulgazione di  documenti, contestati alla giovane donna e al monsignore, protagonisti della guerra di veleni e  ricatti. Gli accertamenti continuano, con il coinvolgimento di altre persone, ed è probabile che nei  prossimi giorni l’inchiesta abbia nuovi sviluppi.  
L’ESTORSIONE 
Ma il giornalista è coinvolto anche nell’inchiesta della procura di Terni, che vede la Chaouqui e il  marito, Corrado Lanino, indagati per intrusione informatica ed estorsione. I documenti rubati  sarebbero serviti per ricattare politici e prelati con l’obiettivo di ottenere nomine e favori. È questo  il quadro che emerge dalle tante intercettazioni agli atti. E proprio le conversazioni tra la Chaouqui  e il giornalista, ascoltate dagli investigatori, dimostrerebbero un rapporto abituale tra Benotti e la  donna, che, per lui, ipotizzava anche una nomina nella Santa Sede. Il fascicolo, che sarà trasmesso  anche in Vaticano, arriverà per competenza sulla scrivania del procuratore di Roma Giuseppe  Pignatone. Di fatto gli episodi estorsivi e intimidatori, scoperti per caso durante le indagini su  monsignor Vincenzo Paglia e il default della diocesi, hanno portato molto lontano da Terni. È nei  palazzi della Capitale che si consumavano i ricatti. Anche se Lanino giura di non avere mai  commesso intrusioni nella sua lunga professione.