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Vaticano
"Per la Chiesa riforma vera. Stop all'ossessione del potere". Il Papa: non ci accontenteremo dell'ennesimo cambio di strutture
La Stampa
(Giacomo Galeazzi) Tutto il pontificato in 11 ore. Francesco prima visita Prato e condanna sfruttamento del lavoro, illegalità e corruzione, poi a Firenze chiede «una Chiesa libera e aperta alle sfide del presente, mai sulla difensiva per timore di perdere qualcosa». Al convegno Cei il Papa denuncia tentazioni sempre più diffuse: guai ad «avere fiducia nelle strutture, nelle organizzazioni, nelle pianificazioni perfette perché astratte» e ad «assumere uno stile di controllo, di durezza, di normatività».
I nemici della fede sono «potere, immagine, denaro». Servono cattolici «umili, disinteressati, attenti ai poveri e in dialogo con chiunque per il bene comune». Tra il discorso in duomo e la messa allo stadio (alla quale partecipano anche la moglie Agnese e i figli del premier Matteo Renzi), Bergoglio traccia l' identikit della Chiesa libera dalla «ossessione di preservare gloria e influenza» . Mai più «narcisismo e autoreferenzialità» perché «la nostra fede è rivoluzionaria per impulso dello Spirito Santo». No a «una Chiesa che pensa a se stessa e ai propri interessi: davanti a mali o problemi è inutile cercare soluzioni in conservatorismi e fondamentalismi, nella restaurazione di condotte e forme superate». Infatti, avverte il Papa «la dottrina cristiana non è un sistema chiuso e la riforma della Chiesa non si esaurisce nell' ennesimo piano per cambiare le strutture». Sacerdoti e vescovi devono «puntare all' essenziale, essere vicini alla gente e aiutare i giovani a sconfiggere l' apatia». Allo stadio Franchi, gremito e in festa, il Pontefice esorta la Chiesa ad «andare contro corrente, a mantenere un sano contatto con la realtà, a vivere in mezzo alla gente e per la gente». Il blitz in Toscana era iniziato in mattinata da Prato, città simbolo dell' immigrazione e dello sfruttamento, con un monito sociale. Per ognuno ci sia «rispetto, accoglienza, lavoro degno». Non si può fondare «nulla di buono sulle trame della menzogna e sulla mancanza di trasparenza». Si commuove ricordando sette lavoratori cinesi morti in fabbrica. «Condizioni inumane di vita - scandisce -. Vanno combattuti il cancro della corruzione e il veleno dell' illegalità». Ogni tappa è un bagno di folla, le sue parole sono ovunque interrotte dagli applausi. A Firenze Bergoglio scherza coi ragazzi assiepati nelle curve dello stadio. Porta la mano all' orecchio come fanno i calciatori dopo aver segnato. «Non avrei mai pensato di aspettare quattro ore sotto il sole per sentire un Papa ma per Francesco mi è venuto spontaneo», sorride l' ex agnostica Lucia Giancarli. A pranzo coi poveri il Papa li ascolta uno per uno. Un senza tetto peruviano gli mette in testa un cappello e lo abbraccia. Francesco sorride felice, ha una parola per tutti. Il travolgente affetto popolare cancella i veleni di Vatileaks. «La Chiesa di Francesco ha le mani libere, dopo aver ascoltato le sue parole non c' è più bisogno di parole, dobbiamo metterci subito all' opera», spiega l' arcivescovo di Campobasso, Giancarlo Bregantini. I presuli aspettano il bus per raggiungere i gruppi di lavoro. La forma è contenuto nel pontificato che mette al centro le periferie geografiche ed esistenziali. Il cardinale vicario di Roma, Agostino Vallini ha in mano una busta di stoffa e appena sente parlare di "corvi" la apre. «Conta solo questo, anche in Italia», sorride mostrando il Vangelo. La lezione di Francesco è linea d' azione pastorale per tutti.