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Vaticano
Osservatore Romano: Papa Francesco alla Romano Guardini Stiftung. L’Europa ricca accolga i fratelli affamati
L'Osservatore Romano
«Dio ha inviato nell’Europa ricca l’affamato perché gli diamo da mangiare, l’assetato perché gli diamo da bere, il forestiero perché lo accogliamo e l’ignudo perché lo vestiamo». Lo ha sottolineato Papa Francesco, applicando al nostro tempo le riflessioni di Romano Guardini. Ricevendo venerdì mattina, 13 novembre, la fondazione intitolata al noto teologo, il Pontefice ha evidenziato come dal suo insegnamento sia possibile cercare «di scoprire la mano di Dio negli eventi attuali», per esempio in materia di migrazioni. Perché anche chi lascia la propria terra in cerca di un presente e di un avvenire migliore è un nostro fratello.
«La storia — ha commentato — lo dimostrerà: se siamo un popolo, certamente lo accoglieremo»; ma, ha avvertito con parole forti, «se siamo solamente un gruppo di individui più o meno organizzati, saremo tentati di salvare innanzitutto la nostra pelle, ma non avremo continuità». Da qui l’auspicio conclusivo che «l’opera di Guardini faccia sempre più comprendere il valore dei fondamenti cristiani della cultura e della società».
Nel suo discorso il Pontefice ha salutato i partecipanti al convegno promosso dall’università Gregoriana in occasione del 130° anniversario della nascita di Guardini, e ha ringraziato il presidente della fondazione berlinese, von Pufendorf, «per aver annunciato l’imminente pubblicazione di un testo inedito» di Guardini. Da qui l’incoraggiamento a far entrare il suo pensiero «in un dialogo polifonico con gli ambiti della politica, della cultura e della scienza». Successivamente il Papa ha commentato un passo del libro Il mondo religioso di Dostoevskij, in cui l’autore tra l’altro riprende un episodio da I fratelli Karamazov: quello «dove la gente va dallo starec Zosima per presentargli le proprie preoccupazioni e difficoltà». Si avvicina anche una contadina che dice di aver ucciso il marito malato, il quale l’aveva maltrattata molto. Lo starec vede che la donna è convinta di essere condannata, per questo «le mostra una via d’uscita: la sua esistenza ha un senso — ha spiegato — perché Dio la accoglie nel pentimento». E lei «viene trasformata e riceve di nuovo speranza». Da tali premesse si ricava la lezione che sono proprio le persone più semplici a comprendere «cosa significhi un’esistenza vissuta nella fede, capace di vedere che Dio è vicino agli uomini». È quella che Guardini chiama “unità vivente” con Dio e «consiste nella relazione concreta delle persone con il mondo e con gli altri».
L'Osservatore Romano, 14 novembre 2015.