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(Andrea Tornielli) Nell' enciclica Laudato si' i pilastri della dottrina ambientale della Chiesa. Il primo Papa a scegliere il nome del Poverello di Assisi doveva considerare la difesa del creato come una priorità. E così Francesco, grazie a tanti interventi fin dall' inizio del pontificato, e in particolare con la recente enciclica «Laudato si'», si è trasformato in un leader mondiale della difesa della terra e dell' ambiente. Già il 5 giugno 2013, in occasione della Giornata Mondiale dell'Ambiente promossa dalle Nazioni Unite, Papa Bergoglio aveva affermato: «Il mio pensiero va alle prime pagine della Bibbia, al Libro della Genesi, dove si afferma che Dio pose l' uomo e la donna sulla terra perché la coltivassero e la custodissero.
E mi sorgono le domande: Che cosa vuol dire coltivare e custodire la terra? Noi stiamo veramente coltivando e custodendo il creato? Oppure lo stiamo sfruttando e trascurando?». «Noi - aggiungeva Francesco - siamo spesso guidati dalla superbia del dominare, del possedere, del manipolare, dello sfruttare; no, non la "custodiamo", non la rispettiamo, non la consideriamo come un dono gratuito di cui avere cura. Stiamo perdendo l' atteggiamento dello stupore, della contemplazione, dell' ascolto della creazione». Con l' enciclica «Laudato si'», la prima mai dedicata da un Pontefice all' ecologia, in 246 paragrafi Francesco ragiona sullo stato dell' ambiente e soprattutto del comportamento dell' uomo. Spiega che la crisi ambientale è una «crisi antropologica», legata al modello di sviluppo: bisogna eliminare le cause strutturali di un' economia che idolatra il denaro, solo così si potranno fare passi in avanti reali e duraturi per la salvaguardia del pianeta. Povertà, sfruttamento selvaggio delle risorse naturali, guerre sono fenomeni legati tra di loro, interdipendenti. È un testo forte, che contiene un appello a governi e istituzioni perché si impegnino veramente nella tutela dell' ambiente e che propone nuovi stili di vita. La terra, nostra casa comune, «protesta per il male che provochiamo a causa dell' uso irresponsabile e dell' abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla». «La terra, nostra casa, sembra trasformarsi sempre più in un immenso deposito di immondizia». Serve dunque una «conversione ecologica». Francesco spiega che «esiste un consenso scientifico molto consistente che indica che siamo in presenza di un preoccupante riscaldamento del sistema climatico», dovuto per la maggior parte alla grande concentrazione di gas serra. L' umanità deve «prendere coscienza della necessità di cambiamenti di stili di vita, di produzione e di consumo, per combattere questo riscaldamento». Ed «è diventato urgente e impellente lo sviluppo di politiche affinché nei prossimi anni l' emissione di anidride carbonica e di altri gas altamente inquinanti si riduca drasticamente». Ma l' enciclica non è certo un testo sovrapponibile a quel pensiero «verde» che considera l' uomo come il «cancro» del pianeta. Nel testo Francesco spiega che la difesa della natura non è compatibile con l' aborto e la sperimentazione sugli embrioni, e che non ci si può impegnare per difendere le balenottere minacciate mentre si resta indifferenti di fronte a milioni di bambini che soffrono la fame.