Vaticano
E Papa Francesco sdogana la parola tabù: la "riforma" del governo della Chiesa
E Papa Francesco sdogana la parola tabù: la "riforma" del governo della Chiesa
(a cura Redazione "Il sismografo")
(Luis Badilla) Nel suo discorso del 17 ottobre, in occasione della Commemorazione del 50.mo dell'istituzione del Sinodo dei Vescovi, Papa Francesco parlò due volte di nuove "forme" per la Chiesa. Prima disse: "Soltanto nella misura in cui questi organismi (riferimento agli "organismi di comunione") rimangono connessi col "basso" e partono dalla gente, dai problemi di ogni giorno, può incominciare a prendere forma una Chiesa sinodale: tali strumenti, che qualche volta procedono con stanchezza, devono essere valorizzati come occasione di ascolto e condivisione."
Poi, poco prima di concludere, aggiunse: "Sono convinto di avere a questo riguardo una responsabilità particolare, soprattutto nel constatare l'aspirazione ecumenica della maggior parte delle Comunità cristiane e ascoltando la domanda che mi è rivolta di trovare una forma di esercizio del primato che, pur non rinunciando in nessun modo all'essenziale della sua missione, si apra ad una situazione nuova» (1).
Ieri, dopo l'Angelus, con riferimento al furto di documenti riservati della Santa Sede "(2), poi consegnati a dei giornalisti per i loro libri-inchieste, il Papa, dopo aver condannato questo "reato", (...) "atto deplorevole che non aiuta", ha sottolineato: "Io stesso avevo chiesto di fare quello studio, e quei documenti io e i miei collaboratori già li conoscevamo bene, e sono state prese delle misure che hanno incominciato a dare dei frutti, anche alcuni visibili."
Infine, Papa Francesco ha detto con forza: "Perciò voglio assicurarvi che questo triste fatto non mi distoglie certamente dal lavoro di riforma che stiamo portando avanti con i miei collaboratori e con il sostegno di tutti voi. Sì, con il sostegno di tutta la Chiesa, perché la Chiesa si rinnova con la preghiera e con la santità quotidiana di ogni battezzato. Quindi vi ringrazio e vi chiedo di continuare a pregare per il Papa e per la Chiesa, senza lasciarvi turbare ma andando avanti con fiducia e speranza."
Se le parole contano, e in Papa Francesco contano davvero, è importante focalizzare l'attenzione sia sull'uso della parola "forma" sia su quella di ieri - “riforma” - seguita da una precisazione rilevante: "Voglio assicurarvi che questo triste fatto non mi distoglie certamente dal lavoro di riforma che stiamo portando avanti con i miei collaboratori e con il sostegno di tutti voi."
Queste precise, chiare e trasparenti prese di posizioni sono state, tra l'altro, subito ben percepite dai fedeli e dai pellegrini presenti in Piazza poiché hanno reagito con un lungo applauso che aveva un senso univoco.
Certo, è risaputo che Papa Francesco ha messo il suo ministero e la sua persona al servizio del rinnovamento necessario e urgente della Chiesa tutta, dal vertice fino all'ultimo fedele, e dunque nulla sorprende di quanto ha detto ieri. Sorprende, positivamente, che abbia usato l'espressione "riforma" chiedendo di non fermarsi - perché lui non si fermerà – e di andare avanti con "fiducia e speranza". Anzi, ha usato un verbo preciso: "non lasciarvi disturbare" in questa grande missione e ciò significa che, saldamente al timone della barca, è consapevole che le molte cose che si sono viste in questi ultimi mesi - e sicuramente si continueranno a vedere - hanno uno scopo preciso, appunto quello di disturbare il corso delle riforme. Disturbare non significa complottare, significa intralciare, ostacolare, boicottare, fare di tutto per snaturare, impedire o rallentare un processo. Papa Francesco, includendo nella sua sfida epocale anche i suoi collaboratori, ha dato la risposta attesa.
Più chiaro di così non è possibile.
***
(1) SAN GIOVANNI PAOLO II, Lett. enc. Ut unum sint, 25 maggio 1995, 95.
Poi, poco prima di concludere, aggiunse: "Sono convinto di avere a questo riguardo una responsabilità particolare, soprattutto nel constatare l'aspirazione ecumenica della maggior parte delle Comunità cristiane e ascoltando la domanda che mi è rivolta di trovare una forma di esercizio del primato che, pur non rinunciando in nessun modo all'essenziale della sua missione, si apra ad una situazione nuova» (1).
Ieri, dopo l'Angelus, con riferimento al furto di documenti riservati della Santa Sede "(2), poi consegnati a dei giornalisti per i loro libri-inchieste, il Papa, dopo aver condannato questo "reato", (...) "atto deplorevole che non aiuta", ha sottolineato: "Io stesso avevo chiesto di fare quello studio, e quei documenti io e i miei collaboratori già li conoscevamo bene, e sono state prese delle misure che hanno incominciato a dare dei frutti, anche alcuni visibili."
Infine, Papa Francesco ha detto con forza: "Perciò voglio assicurarvi che questo triste fatto non mi distoglie certamente dal lavoro di riforma che stiamo portando avanti con i miei collaboratori e con il sostegno di tutti voi. Sì, con il sostegno di tutta la Chiesa, perché la Chiesa si rinnova con la preghiera e con la santità quotidiana di ogni battezzato. Quindi vi ringrazio e vi chiedo di continuare a pregare per il Papa e per la Chiesa, senza lasciarvi turbare ma andando avanti con fiducia e speranza."
Se le parole contano, e in Papa Francesco contano davvero, è importante focalizzare l'attenzione sia sull'uso della parola "forma" sia su quella di ieri - “riforma” - seguita da una precisazione rilevante: "Voglio assicurarvi che questo triste fatto non mi distoglie certamente dal lavoro di riforma che stiamo portando avanti con i miei collaboratori e con il sostegno di tutti voi."
Queste precise, chiare e trasparenti prese di posizioni sono state, tra l'altro, subito ben percepite dai fedeli e dai pellegrini presenti in Piazza poiché hanno reagito con un lungo applauso che aveva un senso univoco.
Certo, è risaputo che Papa Francesco ha messo il suo ministero e la sua persona al servizio del rinnovamento necessario e urgente della Chiesa tutta, dal vertice fino all'ultimo fedele, e dunque nulla sorprende di quanto ha detto ieri. Sorprende, positivamente, che abbia usato l'espressione "riforma" chiedendo di non fermarsi - perché lui non si fermerà – e di andare avanti con "fiducia e speranza". Anzi, ha usato un verbo preciso: "non lasciarvi disturbare" in questa grande missione e ciò significa che, saldamente al timone della barca, è consapevole che le molte cose che si sono viste in questi ultimi mesi - e sicuramente si continueranno a vedere - hanno uno scopo preciso, appunto quello di disturbare il corso delle riforme. Disturbare non significa complottare, significa intralciare, ostacolare, boicottare, fare di tutto per snaturare, impedire o rallentare un processo. Papa Francesco, includendo nella sua sfida epocale anche i suoi collaboratori, ha dato la risposta attesa.
Più chiaro di così non è possibile.
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(1) SAN GIOVANNI PAOLO II, Lett. enc. Ut unum sint, 25 maggio 1995, 95.
(2) «Non rubare» (Es 20,15) - «Non rubare » (Mt 19,18).
Catechismo della Chiesa Cattolica - 2401
Il settimo comandamento proibisce di prendere o di tenere ingiustamente i beni del prossimo e di arrecare danno al prossimo nei suoi beni in qualsiasi modo.
Catechismo della Chiesa Cattolica - 2401
Il settimo comandamento proibisce di prendere o di tenere ingiustamente i beni del prossimo e di arrecare danno al prossimo nei suoi beni in qualsiasi modo.