Vaticano
Da Paolo VI a Francesco. Opzione gitana
L'Osservatore Romano
Da Paolo VI a Francesco. Opzione gitana
L'Osservatore Romano
(Sergio Rodrìguez, Direttore dell’Istituto Cervantes di Roma) Lo scorso 26 ottobre Papa Francesco ha ricevuto circa 5000 gitani da tutto il mondo in occasione del pellegrinaggio internazionale organizzato dal Pontificio Consiglio della pastorale dei migranti e degli itineranti, per commemorare il cinquantesimo anniversario dell’incontro, avvenuto il 26 settembre 1965 a Pomezia, tra Paolo VI e circa 2000 zingari provenienti da tutti i Paesi, in un pellegrinaggio internazionale organizzato dall’Opera assistenziale e morale del nomade.
Con quell’incontro di mezzo secolo fa, in cui il Pontefice disse agli zingari «siete nel cuore della Chiesa», divenne normale la presenza specificatamente evangelizzatrice tra gli zingari, che costituiscono la minoranza culturale più antica, numerosa e discriminata d’Europa. La pastorale gitana vide nelle parole di Papa Montini l’impulso di cui aveva bisogno per consolidarsi.
La relazione della Chiesa con il popolo zingaro ha origini lontane. L’arrivo degli zingari nel continente europeo avvenne nel 1322, quando il francescano Simo Simeonis riferì della loro presenza a Creta. A partire dalla seconda metà del XIV secolo, si sparsero in tutta Europa grazie a un salvacondotto concesso nel 1418 da Papa Sisto V che li identificava come pellegrini di Santiago de Compostela e che permise loro di accedere alla maggior parte dei Paesi europei. Nel 1418 giunsero a Roma, dove la piazza e la via degli Zingari ricordano ancora il loro primo insediamento.
Nel 1478 in Spagna i gitani ballavano dinanzi al Santissimo Sacramento nelle processioni del Corpus Christi di Guadalajara, Segovia e Toledo. A quell’epoca Antonio Solario, noto come lo Zingaro, era già un famoso pittore di arte sacra. Verso il 1550, a Roma san Filippo Neri nel suo oratorio offriva un’accoglienza particolare alle famiglie gitane della città, amministrando persino gli ultimi sacramenti a quelli che dovevano essere giustiziati. Il suo esempio fu seguito dalle diocesi di Trani e di Siena, che nei loro sinodi del 1589 e del 1599 invitarono ad assistere i gitani perché «dinanzi a Dio, non c’è distinzione tra le persone». In seguito, nel 1780, in Spagna, un parroco di Plegamans chiese a Carlo III di dare loro i mezzi necessari per potersi integrare.
Nel 1889 in Spagna il servo di Dio Andrés Manjón creò le Scuole dell’Ave Maria, in particolare nelle diocesi di Siviglia, Córdoba e Granada, dove venivano offerte ai bambini gitani una formazione, una catechesi e un’attenzione specifiche. Ciò aprì indubbiamente un cammino che, quasi cento anni dopo, avrebbe portato alla nascita della pastorale gitana. In quella stessa specificità pastorale va situato san Pedro Poveda, protettore dei gitani a Guadix e promotore delle Scuole del Sacro Cuore. Di quegli stessi anni sono le Scuole del Sacro Cuore di Gesù per bambini gitani del beato Manuel González.
La diocesi di Barcellona ebbe un ruolo guida in queste nuove esperienze di apostolato tra i gitani, grazie alla presenza, a partire dal 1947, dei gesuiti Lluís Artigues e Pere Closa nella parrocchia di San Pere Claver. Nel 1958 san Giovanni XXIII, creò l’Opera assistenziale e morale del nomade, diretta da monsignor Bruno Nicolini, il che attribuì per la prima volta agli zingari un posto specifico nella Curia. Il concilio Vaticano II diede un forte impulso alla pastorale gitana, soprattutto con la Mater et magistra (1961) e con la Lumen gentium (1964). Con esse la Chiesa faceva un’opzione preferenziale per quanti vivevano ai margini dei valori del Vangelo a causa di povertà materiali o spirituali, valorizzando al tempo stesso il ruolo delle culture particolari e segnalando il bisogno di coinvolgere i propri fedeli nell’evangelizzazione dei loro popoli.
Parallelamente, si iniziarono a creare enti diocesani dediti all’assistenza materiale o spirituale degli zingari, come l’Opera nomadi, del 1963, voluta dallo stesso monsignor Nicolini. Le principali attività evangelizzatrici di questi enti erano le “messe gitane”, i pellegrinaggi e l’assistenza materiale. Il beato Paolo VI, nel 1964, convocò il primo Congresso internazionale di pastorale gitana, che si svolse a Roma, e nel 1965 fu il promotore del pellegrinaggio a Pomezia appena commemorato. Quel primo pellegrinaggio fu seguito da altri in tutta Europa e si è consolidato in modo particolare nel pellegrinaggio di Saintes-Maries-de-la-Mer, in Francia.
In quell’opera di promozione l’accento fu posto sul bisogno di generare spazi formativi, tenendo così riunioni periodiche di consiglieri, maestri o assistenti sociali. Ma presuppose anche la creazione di riviste, come quella barcellonese «Pomezia» (1965) e quella italiana «Lacio Drom» (1968); la pubblicazione di libri di riflessione o di atti d’incontri; l’impulso a centri formativi, come l’Istituto cattolico di studi sociali di Barcellona (1951-1983). Nel 1967, grazie alla perseveranza di don Jordi Manuel García-Díe, fu inaugurato in Spagna il primo Segretariato di pastorale gitana all’interno di una conferenza episcopale, che dal 1969 avrebbe pubblicato «Diálogo gitano».
Il beato Paolo VI, nel 1970, istituì la Pontificia Commissione della pastorale per i migranti e gli itineranti, che nel 1988 divenne un Pontificio Consiglio a opera di san Giovanni Paolo II. Nel 1976 i sacerdoti Jordi Manuel García-Díe, Bruno Nicolini e André Berthélémy promossero la creazione del Comitato cattolico internazionale per gli zingari, riconosciuto dal Pontificio Consiglio per i laici. Nel 1978 lo stesso monsignor Nicolini inaugurò a Roma il Centro studi zingari per dare impulso a una riflessione sistematica sulla loro cultura e sviluppare così una pastorale realmente inculturata.
San Giovanni Paolo II nel 1984 visitò gli zingari romani a Tor Bella Monaca, e li incontrò nuovamente nel 1991. In seguito, nel 1997, beatificò a Roma il gitano spagnolo Ceferino Giménez Malla, martire durante la guerra civile. Quella grande opera culminò nel 2004 con l’inaugurazione di una cappella all’aperto dedicata al nuovo beato nel santuario romano del Divino Amore. Nel 2006 il Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti ha presentato gli orientamenti per una pastorale degli zingari, primo documento riferito specificatamente a questa minoranza che è passato a far parte del magistero.
Nel 2011 Benedetto XVI ha ricevuto in udienza un gruppo di zingari provenienti da tutto il mondo. Oggi, dopo sei congressi internazionali di pastorale gitana, in Spagna sono state introdotte due nuove cause di beatificazione, quelle dei servi di Dio Emilia Fernández Rodríguez (1916-1939) e Juan Ramón Gil Torres (1887-1936). Inoltre, più di sessanta zingari hanno optato per il sacerdozio o la vita religiosa, secondo i dati raccolti da monsignor Mario Riboldi, sacerdote milanese che da più di trent’anni percorre l’Europa con la sua roulotte.
«La vostra cultura e i vostri valori, che siano conosciuti da tutti!». È la sfida che Papa Francesco ha fissato per i gitani nel suo incontro con loro a Roma.
L'Osservatore Romano, 21 novembre 2015.