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L'Osservatore Romano
Un appello per la sospensione immediata delle operazioni militari, in modo da consentire l’assistenza di circa 80.000 sfollati che da due mesi sopravvivono a stento nelle boscaglie e nelle giungle della regione di Mundri, è stato lanciato dai leader religiosi del Sud Sudan.Una delegazione del Consiglio interreligioso per la pace dello Stato di Western Equatoria, secondo quanto riferisce l’agenzia Fides, ha infatti effettuato nei giorni scorsi una visita nella regione del Greater Mundri, dove è ancora in corso la guerra civile, nonostante l’accordo di pace firmato nell’agosto scorso.
I più colpiti, secondo la testimonianza fornita da monsignor Edward Hiiboro Kussala, vescovo di Tombura Yambo, sono donne, bambini e anziani esposti a diverse malattie, in modo particolare alla malaria.
I leader religiosi lanciano un appello per la sospensione immediata delle operazioni militari che vedono contrapposti l’esercito regolare e i cosiddetti “Arrow Boys” per «permettere l’assistenza in piena regola da parte delle organizzazioni umanitarie agli sfollati e alle famiglie che vivono nei villaggi». Si chiede, inoltre, di rendere sicure le vie d’accesso alla regione, si esortano i media a riportare notizie sulla situazione umanitaria dell’area e alle parti in conflitto viene chiesto di valutare il dialogo come la migliore opzione per risolvere il conflitto.
Nel denunciare ogni forma di violenza, i leader religiosi ricordano anche che «sentirsi protetti e sicuri è importante per lo sviluppo di ogni bambino. Un posto sicuro dove dormire, acqua potabile da bere, cibo sufficiente da mangiare, cure mediche e accesso all’educazione, aiutano i bambini a crescere per diventare adulti sani, maturi e produttivi».
L’appello si aggiunge a quello lanciato nelle stesse ore dall’organizzazione Medici con l’Africa Cuamm che dal 2009 gestisce l’unico ospedale presente nel Western Equatoria. «In Sud Sudan si sta consumando la ripresa di una guerra civile che fa paura e mina alla radice il travagliato percorso verso lo sviluppo del Paese», ha detto il suo direttore don Dante Carraro.
L'Osservatore Romano, 14 novembre 2015.