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Spagna
(Francesco Gagliano) A Madrid, oggi, l'arcivescovo della capitale spagnola mons. Monseñor Carlos Osoro Sierra, ha presentato il libro di Javier Martínez-Brocal, direttore di Rome Reports, "El Papa de la misericordia" (Ediciones Planeta), nel quale l'autore traccia un ritratto singolare del pontefice argentino. Non vi sono analisi o commenti. Non c'è nessuna ermeneutica del magistero. Dalla prima all'ultima pagina, Javier Martínez Brocal, racconta con un linguaggio piacevole e caldo un buon numero di episodi della vita quotidiana di Papa Francesco, in particolare dell'affascinante rapporto umano, paterno che Bergoglio sa stabilire con tutti a prescindere dei titoli, fama o rilevanza dell'interlocutore. Viene fuori dunque un ritratto che illustra con ricchezza e profondità non solo il Papa e il suo pontificato ma soprattutto l'uomo, il pastore Jorge Mario Bergoglio, chiamato a esercitare il ruolo di guida della Chiesa Cattolica.
Ecco la nostra conversazione con Javier Martínez-Brocal:

Cosa ti ha portato, tu che sei un giornalista televisivo, a scrivere un libro sui gesti più quotidiani di Papa Francesco?
È la sua spontaneità, che emerge dalle immagini video del CTV che mi arrivano quotidianamente, che mi ha portato a scrivere questo libro. Ho la fortuna di poter visionare molto materiale prezioso dove veramente i gesti più semplici e sinceri del papa cambiano enormemente la vita delle persone.

Un papa che si presenta al mondo dicendo “Buonasera”, che non esita a sorridere in qualsiasi occasione, che non si risparmia in gesti paterni e amorevoli. Lo spirito di semplicità evangelica che sta promuovendo nel suo pontificato passa anche attraverso questi gesti?
Passa soprattutto attraverso questi gesti! Io sono molto incuriosito da una capacità di Papa Bergoglio: quella di sapere “cambiare” tutto quello che noi abbiamo intorno, quello che viviamo, la nostra cultura attuale. Il libro è nato come tentativo di capire come lui sta cambiando una modo di vivere e vedere le cose cui noi siamo abituati da troppo tempo. Ho cominciato cercando delle grandi teorie ma mi sono accorto, vedendo il Papa ogni giorno, che lui sta cambiando il mondo con la tenerezza, che è l’altra faccia della medaglia della misericordia. Il cambiamento poi è concreto, per lui non bastano i documenti da leggere e diffondere (per quanto bellissimi come l’Evangelii gaudium) ma il cambiamento si incarna nei gesti quotidiani.

Che importanza ha per te la tenerezza?Per me significa capire che ogni persona è un tesoro, nonostante tutte le divergenze che possano esistere ogni persona è un patrimonio che va compreso. È questa la tenerezza da samaritano, la tenerezza che aiuta a guarire le ferite del mondo che credo lui stia esercitando e la sua è una tenerezza fisica, direi proprio che quella di Francesco è una pastorale fisica, è un papa che abbraccia ed è capace di capire chi ha bisogno di un contatto fisico, di una carezza. Un episodio che riporto nel libro, e che per me è un esempio lampante di questo, è quando ho incontrato il papa la prima volta. Era il 15 marzo 2013, lui era andato a trovare il cardinale Jorge Mejìa (ricoverato presso la clinica Pio XI ) e io l’ho potuto salutarlo quasi per caso, mi ha subito dato del “tu”- cosa molto rara in Vaticano – ed il suo affetto è stato pari a quello di un genitore.

Cosa vorresti che restasse ai tuoi lettori? Quale messaggio speri di riuscire a comunicare?Altri libri raccontano bene la vita, la storia personale di Jorge Mario Bergoglio, anche prima che diventasse Papa Francesco. Io ho cercato di far conoscere il cuore del Papa per capire cosa sta facendo e in che direzione sta guidando la Chiesa, conoscendo il suo cuore ci si può rendere conto che questo personaggio è davvero un gigante.

Non temi che un ritratto fatto per gesti quotidiani possa ridurre, minimizzare l’opera del suo pontificato?Il suo pontificato è molto quotidiano, lui vuole cambiare le persone proprio nel quotidiano perché così si può essere veramente utili alle persone. Mentre in passato la pastorale passava anche molto per encicliche ora è come se Francesco scrivesse le encicliche con i gesti, giorno per giorno. Questa costanza mi ha fatto pensare ad una “mistica del quotidiano”, far passare un alto concetto che scende da Dio attraverso la quotidianità; è con la coerenza di questi suoi gesti che si può capire la forza di questa persona, capisci che è un uomo non solo generoso ma soprattutto innamorato del suo gregge. Inoltre una cosa che ho notato è che i suoi gesti sono contagiosi e proprio in questo sono potenti.

In queste ultime settimane non sono mancate le notizie di “scandali” e “tradimenti” in Vaticano, nonché tutta una serie di attacchi al Papa. Credi che possano aver in qualche modo intaccato la sua figura o che ne uscirà invece rafforzato?

È difficile rispondere, io vedo il Papa come un lottatore di judo: tutta la forza con cui i nemici gli si scagliano contro lui la assorbe e rispedisce al mittente, vanificando così i loro attacchi. Io però non credo che quello che è avvenuto recentemente sia diretto in modo esplicito contro di lui, ma contro i suoi collaboratori, contro chi lo circonda per creare una fortissima sfiducia interna. Francesco dovrà quindi lavorare duro per ricreare un clima sereno, di fiducia che si rifletta anche all’esterno. È questa la sua sfida più grande che sono sicuro vincerà. Già domenica 8 novembre, nelle parole del dopo-Angelus, in merito ai documenti rubati con cui si è tentato di montare uno scandalo, ha dato una dimostrazione di questa sua forza e i moniti che ha lanciato a tutti, compresa la stampa, sono molto significativi.