Headlines
Loading...
Slovenia
Mons. Uran libero di rientrare nel Paese
(a cura Redazione "Il sismografo"
L'arcivescovo emerito di Lubiana, mons. Alojzij Uran, dopo tre anni passati in un convento di Trieste, ora è libero di poter rientrare in Slovenia. Così ha annunciato la Conferenza episcopale slovena oggi, in un comunicato, dopo che l'arcidiocesi di Lubiana ha ricevuto la conferma della nuova disposizione da parte del Nunzio,  mons. Juliusz Janusz.
In Italia, Monsignor Uran era ospite delle suore di San Giovanni dall'estate 2013. Il giornale "Il Piccolo di Trieste" così all'epoca  racontava l'arrivo in città dell'arcivescovo sloveno che era stato sollevato dalle sue responsabilità: «"L’ex arcivescovo di Lubiana, monsignor Alojz Uran è a Trieste ospite delle monache di San Giovanni e ha iniziato così a scontare l’esilio dalla Slovenia decretato dalla Santa sede a causa della sua presunta paternità e per la presunta complicità negli affari che hanno portato al crack milionario dell’arcidiocesi di Marbior. La sua venuta a Trieste era stata rimandata per alcuni problemi di salute dell’arcivescovo che ha trascorso i suoi ultimi mesi sloveni nel convitto di San Stanislao a Lubiana. Monsignor Uran ha già celebrato messa nelle chiese di San Giacomo, Sant’Antonio taumaturgo, Sgonico e Dolina. La Curia di Trieste conferma la presenza in città di monsignor Uran ma il vescovo Gianpaolo Crepaldi non rilascia alcuna dichiarazione sulla vicenda. Unica precisazione è che l’ex arcivescovo di Lubiana può liberamente celebrare messa e impartire l’eucarestia. La vicenda è comunque alquanto complessa in quanto durante la sua permanenza in Slovenia monsignor Uran poteva celebrare il mistero eucaristico solamente nel privato della sua “cella” a San Stanislao.
Espulso dalla Conferenza episcopale della Slovenia, spogliato dei simboli vescovili (tiara e anello), impossibilitato a dispensare i sacramenti e "costretto" a ritirarsi in un monastero. La Santa sede non aveva fatto sconti a monsignor Uran nell'intento di fare pulizia all'interno di quel porto delle nebbie in cui si è trasformata negli ultimi cinque anni l'ecclesia slovena. La Conferenza episcopale slovena aveva negato tutto in un comunicato, affermando che dalla Santa Sede non era giunto alcun decreto relativo all'allontanamento di Uran. E, in effetti, dalle stanze vaticane non era stato diramato alcun decreto bensì una sorta di ammonimento nel quale si affermava che l’alto prelati non potevano più operare nell'ambito della Conferenza episcopale né svolgere funzioni pastorali.
Questo significava che doveva ritirarsi a vita privata che per gli ecclesiastici vuol dire doversi ritirare in un monastero dove il chierico non svolge più alcuna funzione pubblica, quindi non dice messa (se non per una ristretta cerchia di accoliti), non battezza, sposa, cresima e celebra la prima comunione. Uran è stato "esonerato" il 28 novembre 2009. Esonero giustificato dalla Conferenza episcopale slovena secondo le norme del diritto canonico che prevedono che a un vescovo il quale per motivi di salute o per qualche altra grave ragione non sia più in grado di svolgere la propria funzione viene chiesto di lasciare la propria funzione. Eppure Uran ha normalmente svolto i propri compiti vescovili ed ecclesiastici continuando a dispensare i sacramenti e continuando a partecipare ai lavori della Conferenza episcopale slovena.
Così il Vaticano è corso ai ripari. La Congregazione dei vescovi di Roma ha quindi emesso il "decreto" di espulsione per Uran. La notizia è stata ufficializzata nel corso degli annunci settimanali della parrocchia di San Giacomo sulla Sava dal parroco don Vlado Bizant, parente dell'ex arcivescovo di Lubiana. L'annuncio è stato deciso dallo stesso Uran il quale si è sentito in dovere di spiegare ai fedeli perché stava per abbandonare la Slovenia. Don Bizant però non ha spiegato per quale motivo la Congregazione romana dei vescovi avesse emesso un verdetto così pesante nei confronti di Uran definendolo «un pastore che per tutta la vita ha seguito il Vangelo e che ha fatto molte cose
buone per la gente».
L’ex arcivescovo di Lubiana ha espresso la sua felicità per il fatto di poter lavorare come sacerdote nelle parrocchie slovene del Friuli Venezia Giulia e non in silenzio, come gli ha imposto invece la nunziatura apostolica in Slovenia.
»