(a cura Redazione "Il Sismografo)
(Francesco Gagliano - Luis Badilla) Il Kenya (in swahili, lingua nazionale, "Jamuhuri ya Kenya) si trova nell'Africa Orientale e confina con: Etiopia, Sudan, Tanzania, Uganda e Somalia. Ad est il Paese è bagnato dell'Oceano Indiano. La sua capitale, e città più grande del Paese, è Nairobi. È una Repubblica presidenziale. Le principali etnie del Kenya sono tre: Kikuyu (il gruppo etnico più grande) Masai (oggi residenti soprattutto nelle regioni meridionali) e i Kamba (agricoltori abitanti la zona tra la costa e l’interno).
Periodo coloniale. Le coste del Kenya già dal XII secolo d.C. vennero colonizzate da insediamenti arabi, questi introdussero la religione musulmana ed avviarono intensi rapporti commerciali con le popolazioni locali. Gli europei fecero la loro prima apparizione nel 1498 con l’arrivo dei portoghesi, furono però respinti dagli arabi che ristabilirono il proprio controllo nel XVII secolo, fino all’arrivo dei britannici nel XIX secolo. Questi cominciarono a colonizzare il Kenya verso la fine del 1800, riducendola progressivamente a ruolo di colonia dell’Impero Britannico, status raggiunto nel 1920. Gli inglesi avviarono la coltivazione da piantagione intensiva e specifici ruoli vennero affidati alle principali etnie: i Kĩkũyũ vennero impiegati nelle fattorie disseminate sul territorio e diedero un importante contributo alla crescita economica del Paese. I Kamba vennero spinti ad arruolarsi e dar vita al nascente esercito. I Luya vennero solitamente impiegati in lavori domestici e l'artigianato.
Indipendenza. Nel 1942 si formarono dei movimenti di resistenza anticoloniale, a cui presero parte soprattutto membri dei gruppi etnici Kikuyu, ma anche Embu, Meru e Kamba. Questo movimento venne chiamato Mau Mau e si oppose ferocemente al potere britannico in nome della sovranità nazionale. I Mau Mau venivano arrestati, imprigionati o messi a morte per la loro lotta per l’indipendenza. Tra l’ottobre del 1952 e il dicembre del 1959 il Kenya fu messo in stato di emergenza, e migliaia di kenyoti furono arrestati perché ritenuti ribelli. Nel 1957 gli africani furono ammessi nel Consiglio Legislativo, e gli eletti fecero pressione perché il leader dei Mau Mau Jomo Kenyatta – di origine Kikuyu - fosse rilasciato. Ciò avvenne nel 1962, un anno prima dell’ottenimento dell’indipendenza. Kenyatta diventò il primo Presidente del Kenya libero, e l’anno dopo fu proclamata la Repubblica, il 12 dicembre 1963.
Cenni biografi su Kenyatta.
(Francesco Gagliano - Luis Badilla) Il Kenya (in swahili, lingua nazionale, "Jamuhuri ya Kenya) si trova nell'Africa Orientale e confina con: Etiopia, Sudan, Tanzania, Uganda e Somalia. Ad est il Paese è bagnato dell'Oceano Indiano. La sua capitale, e città più grande del Paese, è Nairobi. È una Repubblica presidenziale. Le principali etnie del Kenya sono tre: Kikuyu (il gruppo etnico più grande) Masai (oggi residenti soprattutto nelle regioni meridionali) e i Kamba (agricoltori abitanti la zona tra la costa e l’interno).
Periodo coloniale. Le coste del Kenya già dal XII secolo d.C. vennero colonizzate da insediamenti arabi, questi introdussero la religione musulmana ed avviarono intensi rapporti commerciali con le popolazioni locali. Gli europei fecero la loro prima apparizione nel 1498 con l’arrivo dei portoghesi, furono però respinti dagli arabi che ristabilirono il proprio controllo nel XVII secolo, fino all’arrivo dei britannici nel XIX secolo. Questi cominciarono a colonizzare il Kenya verso la fine del 1800, riducendola progressivamente a ruolo di colonia dell’Impero Britannico, status raggiunto nel 1920. Gli inglesi avviarono la coltivazione da piantagione intensiva e specifici ruoli vennero affidati alle principali etnie: i Kĩkũyũ vennero impiegati nelle fattorie disseminate sul territorio e diedero un importante contributo alla crescita economica del Paese. I Kamba vennero spinti ad arruolarsi e dar vita al nascente esercito. I Luya vennero solitamente impiegati in lavori domestici e l'artigianato.
Indipendenza. Nel 1942 si formarono dei movimenti di resistenza anticoloniale, a cui presero parte soprattutto membri dei gruppi etnici Kikuyu, ma anche Embu, Meru e Kamba. Questo movimento venne chiamato Mau Mau e si oppose ferocemente al potere britannico in nome della sovranità nazionale. I Mau Mau venivano arrestati, imprigionati o messi a morte per la loro lotta per l’indipendenza. Tra l’ottobre del 1952 e il dicembre del 1959 il Kenya fu messo in stato di emergenza, e migliaia di kenyoti furono arrestati perché ritenuti ribelli. Nel 1957 gli africani furono ammessi nel Consiglio Legislativo, e gli eletti fecero pressione perché il leader dei Mau Mau Jomo Kenyatta – di origine Kikuyu - fosse rilasciato. Ciò avvenne nel 1962, un anno prima dell’ottenimento dell’indipendenza. Kenyatta diventò il primo Presidente del Kenya libero, e l’anno dopo fu proclamata la Repubblica, il 12 dicembre 1963.
Cenni biografi su Kenyatta.
Figlio di contadini d’origine Kikuyu Jomo Kenyatta (1889-1978) potè frequentare l’università in Europa grazie ai finanziamenti raccolti in patria dalla sua tribù e dai missionari presso i quali aveva condotto i primi studi. Nel 1946 Kenyatta rientrò nel suo paese, e la situazione politica lo portò a esprimere una frase poi divenuta celebre: “Quando i missionari giunsero, gli africani avevano la terra e i missionari la Bibbia. Essi ci dissero di pregare a occhi chiusi. Quando li aprimmo, loro avevano la terra e noi la Bibbia”. Si mise così alla guida di un fervente movimento d’indipendenza dal giogo coloniale inglese; divenne leader del principale movimento politico nero: il Kenya African National Union (KANU). Fondò le prime scuole kikuyu indipendenti e, alla testa della popolazione kikuyu spossessata delle terre, sostenne la necessità di strapparle ai coloni bianchi. Il suo nome, che significa “Lancia fiammeggiante del Kenya”, ispirò l'azione del movimento politico nazionalista dei Mau-Mau. Nel 1953, nel periodo dello stato d'emergenza dichiarato dall'amministrazione coloniale in risposta al sorgere del movimento dei Mau-Mau, Kenyatta fu incarcerato. Nel 1959 fu liberato, tornando alla presidenza del KANU. Nel 1963, in concomitanza con l'indipendenza del Kenya, fu eletto primo presidente del Paese e dichiarato Padre della Patria; Kenyatta promosse una politica moderata e filoccidentale, realizzando importanti riforme economiche e politiche che permisero la modernizzazione e l'industrializzazione del paese; inoltre rimase in buoni rapporti con la Gran Bretagna e con le nazioni confinanti. Una delle ultime riforme di Kenyatta presidente è stata l'istruzione pubblica gratuita.
Il Kenya dalla morte di Kenyatta ad oggi. Dopo la morte di Kenyatta (1978) il Paese è stato retto dal lungo e controverso governo di Daniel Arap Moi che nel 1982 ha instaurato un regime autoritario trasformando il partito di Kenyatta (KANU - l’Unione Nazionale Africana del Kenya) in un partito unico. Il multipartitismo è stato ripristinato nel 1991 e solo agli inizi degli anni 2000 si è avuta una successione democratica, non priva di difficoltà e disordini, che ha nominato nuovo presidente Mwai Kibaki. Nel dicembre 2007 la contestata rielezione di Kibaki ha provocato gravi scontri con i sostenitori del candidato di opposizione Raila Odinga, a cui è seguito un accordo per la condivisione del potere. Le elezioni generali del 2008 sono state nuovamente segnate da forti violenze etniche che hanno costretto a creare un governo di coalizione tra i leader dei due partiti principali. Nell’agosto 2010 è stata approvata una nuova Costituzione che prevede un Presidente della Repubblica, che è anche capo dell’esecutivo, eletto a suffragio diretto con mandato di 5 anni, al pari dell’Assemblea nazionale (composta da 290 membri) e del Senato (94 membri). Le ultime elezioni (2013) sono state vinte da Uhuru Kenyatta, figlio di Jomo Kenyatta. Uno degli episodi recenti più drammatici è la strage di studenti cristiani nell’università di Garissa compiuto per mano del gruppo terrorista di matrice islamica Al-Shabaab, già autore di altri attentati in Kenya e contro il quale il governo si è battuto anche nelle regioni confinanti con la Somalia, paese d’origine di Al-Shabaab. Già nell’ottobre 2011 truppe keniote erano entrate in Somalia per contrastare le bande di miliziani attive nella zona di confine ed anche all’interno del Kenya. La città di Garissa era già stata protagonista in passato (1/7/2012) di altri due attentati a due chiese cristiane che hanno causato la morte di 17 persone.
Il Kenya dalla morte di Kenyatta ad oggi. Dopo la morte di Kenyatta (1978) il Paese è stato retto dal lungo e controverso governo di Daniel Arap Moi che nel 1982 ha instaurato un regime autoritario trasformando il partito di Kenyatta (KANU - l’Unione Nazionale Africana del Kenya) in un partito unico. Il multipartitismo è stato ripristinato nel 1991 e solo agli inizi degli anni 2000 si è avuta una successione democratica, non priva di difficoltà e disordini, che ha nominato nuovo presidente Mwai Kibaki. Nel dicembre 2007 la contestata rielezione di Kibaki ha provocato gravi scontri con i sostenitori del candidato di opposizione Raila Odinga, a cui è seguito un accordo per la condivisione del potere. Le elezioni generali del 2008 sono state nuovamente segnate da forti violenze etniche che hanno costretto a creare un governo di coalizione tra i leader dei due partiti principali. Nell’agosto 2010 è stata approvata una nuova Costituzione che prevede un Presidente della Repubblica, che è anche capo dell’esecutivo, eletto a suffragio diretto con mandato di 5 anni, al pari dell’Assemblea nazionale (composta da 290 membri) e del Senato (94 membri). Le ultime elezioni (2013) sono state vinte da Uhuru Kenyatta, figlio di Jomo Kenyatta. Uno degli episodi recenti più drammatici è la strage di studenti cristiani nell’università di Garissa compiuto per mano del gruppo terrorista di matrice islamica Al-Shabaab, già autore di altri attentati in Kenya e contro il quale il governo si è battuto anche nelle regioni confinanti con la Somalia, paese d’origine di Al-Shabaab. Già nell’ottobre 2011 truppe keniote erano entrate in Somalia per contrastare le bande di miliziani attive nella zona di confine ed anche all’interno del Kenya. La città di Garissa era già stata protagonista in passato (1/7/2012) di altri due attentati a due chiese cristiane che hanno causato la morte di 17 persone.