Italia
Laboratorio d’integrazione
L'Osservatore Romano
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(Nicola Gori) Le ciminiere non fumano più e anche gli “stracci” scarseggiano. Il panorama di Prato, città del lavoro e del tessuto per antonomasia, è proprio cambiato negli ultimi decenni. La crisi si è fatta sentire anche qui, ma non ha ancora fiaccato del tutto la realtà sociale. Ha segnato, piuttosto, un momento di svolta per questo territorio abituato a reinventarsi, avendo assorbito negli ultimi decenni una massiccia immigrazione proveniente dalla Cina.
Il meticciato o meglio la globalizzazione che qui si sono presentati in anticipo rispetto ad altre zone hanno reso il comprensorio un laboratorio di quello che saranno l’Italia e l’Europa negli anni a venire. È questa la realtà che Papa Francesco ha incontrato, martedì mattina, 10 novembre, nella sua visita pastorale a Prato, prima tappa della sua giornata in terra toscana. Lo hanno accolto, alle 7.45, al suo arrivo in elicottero al campo sportivo comunale, il vescovo Franco Agostinelli, il prefetto Maria Laura Simonetti, il sindaco Matteo Biffoni e trecento studenti pratesi.
Ad accompagnare il Papa in questo decimo viaggio in Italia gli arcivescovi Becciu, sostituto della Segreteria di Stato, e Gänswein, prefetto della Casa Pontificia; i monsignori Sapienza, reggente della Prefettura, e Viganò, prefetto della Segreteria per la Comunicazione e direttore del Centro televisivo vaticano; il passionista Benedettini, vicedirettore della Sala stampa della Santa Sede, e il direttore del nostro giornale. Con loro gli aiutanti di camera Mariotti e Zanetti.
Con la papamobile il Pontefice ha attraversato le vie cittadine, ai cui lati si erano assiepate fin dall’alba centinaia di persone. In piazza Duomo addirittura c’è chi aveva trascorso la notte, dopo aver partecipato alla veglia di preghiera nella chiesa di San Francesco. Musica, canti e striscioni ovunque hanno fatto sentire al Papa l’affetto dei pratesi.
Giunto sul piazzale gremito di fedeli, Francesco si è fermato sulla scalinata del Duomo per salutare la folla in attesa. Poi nella cattedrale di Santo Stefano ha trovato ad attenderlo, tra gli altri, il vescovo emerito Gastone Simoni, il vicario generale Nedo Mannucci con i membri del capitolo, alcuni sacerdoti anziani e le monache di clausura dei due monasteri: quello domenicano di San Vincenzo Ferrer e quello benedettino di San Clemente.
Dopo aver salutato un gruppo di malati, intrattenendosi a parlare con alcuni di loro, il Papa ha venerato la reliquia della sacra Cintola — eccezionalmente collocata sopra l’altare — che la tradizione vuole sia appartenuta alla Vergine Maria. Per l’occasione il comune ha realizzato un nuovo libro degli Atti ad ostensionem del Sacro Cingolo mariano. Il volume è stato firmato dal Pontefice, dal vescovo, dal sindaco e dai testimoni. Non si può capire Prato senza far riferimento alla preziosa reliquia conservata nel suo duomo, nella cappella affrescata da Agnolo Gaddi alla fine del quattordicesimo secolo. Proprio dalle canne dell’organo di questa artistica cappella sono risuonate alcune note del grande musicista pratese Domenico Zipoli (1688-1726), artista che ricorda a Jorge Mario Bergoglio la terra argentina. Gesuita anche lui, noto per le sonate d’intavolatura per organo e cimbalo, Zipoli nel 1717 partì missionario in Sudamerica, stabilendosi a Córdoba. La sua musica risuonò nelle riduzioni gesuitiche divenendo il nucleo fondamentale dei canti degli indios.
Il Pontefice si è poi affacciato dal pulpito esterno della cattedrale — realizzato tra il 1430 e il 1438 da Donatello e Michelozzo — per parlare ai fedeli radunatisi numerosi in piazza del duomo. Da quel pulpito, nato come spazio non per tenere le prediche ma per compiere l’ostensione della cintola mariana, Francesco ha abbracciato e benedetto idealmente tutta la città e con essa il mondo intero. Ad ascoltarlo, infatti, erano presenti non solo i fedeli cattolici, ma anche persone di razze, lingue, culture, tradizioni e religioni diverse. A poca distanza dalla cattedrale, del resto, si trovano luoghi di preghiera islamici, buddisti, oltre alle chiese dove pregano cristiani ortodossi e protestanti.
Terminato il discorso — che ha toccato temi come disoccupazione, immigrazione, lavoro, profeticamente trattati già da Giovanni Paolo II quasi trent’anni fa, nella visita del 1986 — Papa Francesco ha salutato in cattedrale alcuni rappresentanti della comunità ecclesiale, civile, imprenditoriale e operaia della città. Una cinquantina di persone in tutto, tra le quali anche i parenti di alcune delle vittime del rogo del capannone tessile del 1° dicembre 2013, dove morirono sette lavoratori di nazionalità cinese, che il Pontefice aveva ricordato con parole commosse.
Poi, a bordo della papamobile, ha riattraversato le strade cittadine e dal campo sportivo comunale — tra i canti dei giovani pratesi — è partito in elicottero alla volta di Firenze.
In totale la visita a Prato è durata un’ora e mezzo, circa mezz’ora in più di quanto previsto dal programma. Significativi i doni che la diocesi gli ha offerto: in particolare, il gesto concreto di carità per il prossimo che perpetuerà il ricordo di questa giornata. Con l’immagine di un piatto vuoto e sopra la scritta: «Aiutaci a riempirlo» è stata lanciata la campagna «Adotta una famiglia». È lo slogan scelto per chiedere ai fedeli di contribuire all’acquisto di beni alimentari da destinare all’emporio della solidarietà gestito dalla Caritas diocesana. Ogni giorno vengono offerti beni di prima necessità e vestiario a tante persone. Il contributo servirà ad acquistare i prodotti da mettere negli scaffali dell’emporio, nato nel 2008. L’Unione industriale ha donato una casula bianca e rossa e la mitra, prodotti con una stoffa realizzata dal museo del tessuto con il sostegno del consorzio Pratotrade. La stoffa è stata lavorata ispirandosi a un antico panno di cui parla nel quattordicesimo secolo il mercante pratese Francesco Datini. Il panno, nei colori bianco e rosso, è simile nell’aspetto a un tessuto moderno, ma le sue caratteristiche tecniche sono del tutto diverse e particolari.
Il museo del centro di scienze planetarie ha regalato al Pontefice un frammento di meteorite, simbolo della ricerca scientifica, che verrà destinato alla Specola vaticana. Si tratta di un pezzo roccioso di 4,56 grammi di Shergottite, uno dei tipi di reperti marziani esistenti. Il Consorzio pasticceri ha donato biscotti tradizionali ricoperti da una glassa di zucchero aromatizzata al vinsanto di Carmignano. Il bianco della glassa rimanda all’abito del Pontefice, insieme con il giallo tipico del biscotto pratese, per ricordare i colori della bandiera vaticana.
L'Osservatore Romano, 11 novembre 2015.
Il meticciato o meglio la globalizzazione che qui si sono presentati in anticipo rispetto ad altre zone hanno reso il comprensorio un laboratorio di quello che saranno l’Italia e l’Europa negli anni a venire. È questa la realtà che Papa Francesco ha incontrato, martedì mattina, 10 novembre, nella sua visita pastorale a Prato, prima tappa della sua giornata in terra toscana. Lo hanno accolto, alle 7.45, al suo arrivo in elicottero al campo sportivo comunale, il vescovo Franco Agostinelli, il prefetto Maria Laura Simonetti, il sindaco Matteo Biffoni e trecento studenti pratesi.
Ad accompagnare il Papa in questo decimo viaggio in Italia gli arcivescovi Becciu, sostituto della Segreteria di Stato, e Gänswein, prefetto della Casa Pontificia; i monsignori Sapienza, reggente della Prefettura, e Viganò, prefetto della Segreteria per la Comunicazione e direttore del Centro televisivo vaticano; il passionista Benedettini, vicedirettore della Sala stampa della Santa Sede, e il direttore del nostro giornale. Con loro gli aiutanti di camera Mariotti e Zanetti.
Con la papamobile il Pontefice ha attraversato le vie cittadine, ai cui lati si erano assiepate fin dall’alba centinaia di persone. In piazza Duomo addirittura c’è chi aveva trascorso la notte, dopo aver partecipato alla veglia di preghiera nella chiesa di San Francesco. Musica, canti e striscioni ovunque hanno fatto sentire al Papa l’affetto dei pratesi.
Giunto sul piazzale gremito di fedeli, Francesco si è fermato sulla scalinata del Duomo per salutare la folla in attesa. Poi nella cattedrale di Santo Stefano ha trovato ad attenderlo, tra gli altri, il vescovo emerito Gastone Simoni, il vicario generale Nedo Mannucci con i membri del capitolo, alcuni sacerdoti anziani e le monache di clausura dei due monasteri: quello domenicano di San Vincenzo Ferrer e quello benedettino di San Clemente.
Dopo aver salutato un gruppo di malati, intrattenendosi a parlare con alcuni di loro, il Papa ha venerato la reliquia della sacra Cintola — eccezionalmente collocata sopra l’altare — che la tradizione vuole sia appartenuta alla Vergine Maria. Per l’occasione il comune ha realizzato un nuovo libro degli Atti ad ostensionem del Sacro Cingolo mariano. Il volume è stato firmato dal Pontefice, dal vescovo, dal sindaco e dai testimoni. Non si può capire Prato senza far riferimento alla preziosa reliquia conservata nel suo duomo, nella cappella affrescata da Agnolo Gaddi alla fine del quattordicesimo secolo. Proprio dalle canne dell’organo di questa artistica cappella sono risuonate alcune note del grande musicista pratese Domenico Zipoli (1688-1726), artista che ricorda a Jorge Mario Bergoglio la terra argentina. Gesuita anche lui, noto per le sonate d’intavolatura per organo e cimbalo, Zipoli nel 1717 partì missionario in Sudamerica, stabilendosi a Córdoba. La sua musica risuonò nelle riduzioni gesuitiche divenendo il nucleo fondamentale dei canti degli indios.
Il Pontefice si è poi affacciato dal pulpito esterno della cattedrale — realizzato tra il 1430 e il 1438 da Donatello e Michelozzo — per parlare ai fedeli radunatisi numerosi in piazza del duomo. Da quel pulpito, nato come spazio non per tenere le prediche ma per compiere l’ostensione della cintola mariana, Francesco ha abbracciato e benedetto idealmente tutta la città e con essa il mondo intero. Ad ascoltarlo, infatti, erano presenti non solo i fedeli cattolici, ma anche persone di razze, lingue, culture, tradizioni e religioni diverse. A poca distanza dalla cattedrale, del resto, si trovano luoghi di preghiera islamici, buddisti, oltre alle chiese dove pregano cristiani ortodossi e protestanti.
Terminato il discorso — che ha toccato temi come disoccupazione, immigrazione, lavoro, profeticamente trattati già da Giovanni Paolo II quasi trent’anni fa, nella visita del 1986 — Papa Francesco ha salutato in cattedrale alcuni rappresentanti della comunità ecclesiale, civile, imprenditoriale e operaia della città. Una cinquantina di persone in tutto, tra le quali anche i parenti di alcune delle vittime del rogo del capannone tessile del 1° dicembre 2013, dove morirono sette lavoratori di nazionalità cinese, che il Pontefice aveva ricordato con parole commosse.
Poi, a bordo della papamobile, ha riattraversato le strade cittadine e dal campo sportivo comunale — tra i canti dei giovani pratesi — è partito in elicottero alla volta di Firenze.
In totale la visita a Prato è durata un’ora e mezzo, circa mezz’ora in più di quanto previsto dal programma. Significativi i doni che la diocesi gli ha offerto: in particolare, il gesto concreto di carità per il prossimo che perpetuerà il ricordo di questa giornata. Con l’immagine di un piatto vuoto e sopra la scritta: «Aiutaci a riempirlo» è stata lanciata la campagna «Adotta una famiglia». È lo slogan scelto per chiedere ai fedeli di contribuire all’acquisto di beni alimentari da destinare all’emporio della solidarietà gestito dalla Caritas diocesana. Ogni giorno vengono offerti beni di prima necessità e vestiario a tante persone. Il contributo servirà ad acquistare i prodotti da mettere negli scaffali dell’emporio, nato nel 2008. L’Unione industriale ha donato una casula bianca e rossa e la mitra, prodotti con una stoffa realizzata dal museo del tessuto con il sostegno del consorzio Pratotrade. La stoffa è stata lavorata ispirandosi a un antico panno di cui parla nel quattordicesimo secolo il mercante pratese Francesco Datini. Il panno, nei colori bianco e rosso, è simile nell’aspetto a un tessuto moderno, ma le sue caratteristiche tecniche sono del tutto diverse e particolari.
Il museo del centro di scienze planetarie ha regalato al Pontefice un frammento di meteorite, simbolo della ricerca scientifica, che verrà destinato alla Specola vaticana. Si tratta di un pezzo roccioso di 4,56 grammi di Shergottite, uno dei tipi di reperti marziani esistenti. Il Consorzio pasticceri ha donato biscotti tradizionali ricoperti da una glassa di zucchero aromatizzata al vinsanto di Carmignano. Il bianco della glassa rimanda all’abito del Pontefice, insieme con il giallo tipico del biscotto pratese, per ricordare i colori della bandiera vaticana.
L'Osservatore Romano, 11 novembre 2015.