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Italia
Con la tessera della mensa dei poveri
L'Osservatore Romano
(Nicola Gori) «I valori umani, radicati nella natura e contenuti nel Vangelo, non solo devono essere annunciati, ma, come lievito, sono destinati a entrare nel tessuto della vita umana e nello stesso orientamento dei popoli». Parole attuali quelle dell’indimenticato arcivescovo Enrico Bartoletti, esponente di spicco del clero fiorentino e già segretario generale della Conferenza episcopale italiana (Cei), che sembrano fatte apposta per invitare alla riflessione i 2500 delegati al quinto convegno ecclesiale nazionale sul tema «In Gesù Cristo il nuovo umanesimo», in corso a Firenze dal 9 al 13 novembre.
A questi rappresentanti, ai circa duecento vescovi e, attraverso di loro, a tutta la Chiesa italiana in cammino, Papa Francesco ha riservato il suo ideale abbraccio martedì mattina, 10 novembre, con la visita pastorale al capoluogo toscano.
Dopo quasi trent’anni un Pontefice è tornato a Firenze. Culla dell’arte, dell’umanesimo e dell’incarnazione della fede in carità effettiva, la città ha accolto il Pontefice con grande calore. Proveniente da Prato in elicottero, è atterrato verso le 9.45 nello stadio di atletica Luigi Ridolfi, accolto dall’arcivescovo, cardinale Giuseppe Betori, dal presidente della Regione toscana, Enrico Rossi, dal prefetto, Alessio Giuffrida, e dal sindaco, Dario Nardella.
Dal quartiere del Campo di Marte, dove si trova la struttura sportiva, in papamobile, passando per viale dei Mille, Ponte al Pino, via Cavour e via Martelli, Francesco ha raggiunto il battistero di San Giovanni. All’ingresso ha baciato il crocifisso, salutato dal suono delle storiche chiarine e dal Gonfalone della città, e ha asperso i fedeli con l’acqua benedetta. Qui, l’attendevano monsignor Giancarlo Corti, proposto del capitolo della cattedrale di Santa Maria del Fiore, e gli otto membri del consiglio dell’opera del duomo.
Attraversando il battistero, il Papa ha sostato davanti al dipinto della Crocifissione bianca di Marc Chagall, che gli è stato presentato da Douglas Bruick, Arturo Galansino e Carlo Sisi, poi, a piedi, è entrato in Santa Maria del Fiore, dove l’hanno accolto i delegati partecipanti al convegno. Sul sagrato è stato salutato dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, dall’arcivescovo Cesare Nosiglia, presidente del comitato preparatorio del convegno ecclesiale, e dal vescovo Nunzio Galantino, segretario generale della Cei.
L’arrivo di Papa Francesco in cattedrale è stato preceduto da una preghiera presieduta dal vescovo Mario Meini, vicepresidente della Cei, e da una riflessione spirituale di don Massimo Naro, docente di teologia sistematica alla Facoltà teologica di Sicilia. All’interno della chiesa erano presenti tutti i pastori delle oltre duecentoventi diocesi italiane: in particolare il Pontefice ha voluto abbracciare l’anziano arcivescovo emerito di Firenze, il cardinale novantunenne Silvano Piovanelli. Dopodiché è stato il cardinale Bagnasco a rivolgergli un saluto a nome di tutti i partecipanti.
Sono seguite le testimonianze di Francesca Masserelli, coniugata e catecumena, dei coniugi Pierluigi e Gabriella Proietti, e di don Bledar Xhuli, immigrato albanese, oggi prete della diocesi di Firenze. Il Papa ha pronunciato il suo lungo discorso e al termine ha salutato alcuni rappresentanti del convegno; quindi è uscito dalla cattedrale e ha compiuto un giro intorno a piazza del Duomo a bordo della papamobile. Da qui ha poi raggiunto, percorrendo via dei Servi, la basilica della Santissima Annunziata, dove è stato accolto dai servi di Maria Sergio Ziliani, superiore provinciale, Gabriele Alessandrini, priore della basilica, e Massimo Anghinoni, parroco. Nella cappella dell’Annunziata — cara ai fiorentini, che vi venerano l’affresco del pittore Bartolomeo risalente al 1252 — il Papa ha sostato in adorazione del Santissimo Sacramento. Dopo aver recitato l’Angelus, ha salutato trenta malati, accompagnati dall’Opera diocesana di assistenza, dalla Misericordia di Firenze, dalla Caritas, dall’Unitalsi, dall’Opera del Cottolengo e dalle varie parrocchie. Tra loro anche Giuseppe Giangrande, il sottufficiale dei carabinieri inchiodato sulla sedia a rotelle in seguito agli spari di uno squilibrato davanti a Palazzo Chigi, sede del Governo italiano, nell’aprile 2013.
Quindi Francesco si è trasferito a piedi nella vicina mensa di san Francesco Poverino per pranzare con sessanta indigenti: trenta italiani e trenta stranieri di quindici nazionalità. Accolto dal direttore e dal vicedirettore della Caritas diocesana, il Pontefice ha ricevuto anche la tessera della mensa.
Verso le ore 14 ha quindi fatto una breve sosta in arcivescovado, di fronte al battistero, poi ha raggiunto lo stadio comunale «Artemio Franchi», attraverso piazza San Giovanni, via de’ Calzaiuoli, piazza della Signoria, dove si è fermato a salutare i fedeli che seguivano la visita dai maxischermi, piazza Santa Croce, e il lungarno. Allo stadio, alle ore 15.15, ha celebrato la messa alla presenza di più di cinquantamila fedeli e migliaia di altri all’esterno nell’attiguo stadio Ridolfi, dove lo aspettavano per la partenza in elicottero alla volta di Roma.
Tanti i doni che Papa Francesco ha ricevuto durante la visita a Firenze. Il seminario arcivescovile ha regalato una riproduzione anastatica del Codice Rustici datato 1447-1453. Conservato nella biblioteca della struttura formativa, porta il titolo di Dimostrazione dell’andata del Santo Sepolcro e prende nome dal suo autore, il fiorentino Marco di Bartolomeo Rustici. La regione Toscana e «i suoi cittadini di nazionalità italiana e cinese» hanno offerto una riproduzione anastatica della Bibbia di Marco Polo, ovvero il manoscritto risalente agli anni 1230-1240 conservato nella Biblioteca medicea laurenziana. Il comune di Firenze ha donato un’edizione di pregio della Divina Commedia, con illustrazioni di Gustavo Doré e commento di Eugenio Camerini. Realizzata in mille esemplari numerati, quella per il Papa è la numero 804. Alcuni ragazzi disabili o con problemi di tossicodipendenza hanno infine realizzato un mosaico e altri oggetti.
L'Osservatore Romano, 11 novembre 2015.