Italia
«Basta voci comode, è l' ora di svegliarci»
Avvenire
(Diego Andreatta) Al ritorno in redazione, quando i colleghi mi hanno chiesto 'cos' è venuto fuori di nuovo a Firenze', ho segnalato loro l' immagine scelta dal tavolo dei giovani: «Dobbiamo fare un falò dei nostri divani». Hanno voluto suonare la 'sveglia', perché ci sentiamo «popolo in cammino, e non in ricreazione », senza cedere alle tentazioni di comodità, «che trasformano le comunità in salotti esclusivi ed eleganti, accarezzando le nostre pigrizie e solleticando i nostri giudizi sferzanti». E che sveglia... Per prima dovremo suonarla noi, operatori dei media cattolici, a condizione di lasciarsi 'caricare' dalla conversione pastorale richiesta dal Papa in Duomo. Non è un meccanismo automatico quello che spinge i media - predisposti a essere 'in uscita' - a farsi carico delle scelte di fondo indicate a Firenze. La tentazione è di adagiarsi su interviste rassicuranti, dibattiti addomesticati, commenti asseverativi: 'sentinelle' più che 'esploratori', per usare un' altra immagine salita dalla Fortezza. E allora se 'Francesco sogna' sulle nostre copertine di Firenze, richiede forse anche di bruciare i menabò ripetitivi per cercare invece 'l' umanesimo della concretezza': più fatti, meno convegni; più storie, meno auspici; più vicinanza alla gente in periferia, meno interviste ai registi del centro-diocesi. Le cinque vie convergono nel chiedere aiuto ai media: non amplificatori ma canali fluidi di educazione integrale, 'antenne sociali', fondate sulla documentazione più che sulla condanna. Da dove partire? Da un linguaggio semplice, popolare e insieme concreto - ne ha dato esempio il discorso del Papa, facilmente ritwittato in numerose frasi-appello - e della comunicazione di gesti 'di carne' comunicabili senza troppi commenti attraverso i social network e i portali web. L' altra revisione richiesta alle nostre testate è pure la 'modalità sinodale'. Quanto sia fruttuoso anche se faticoso camminare insieme l' abbiamo sperimentato nello staff triveneto, formato dal tweet team, radio, tv e giornali insieme. Quel 'fare sinergia' lanciato a Roma in Testimoni digitali facilita lo sforzo di far camminare la diocesi, fuori e dentro: se non ti abboni al settimanale, non ascolti radio e tv, non vedi sito e giornale, resti indietro o fuori dalla carovana. Non è una questione di abbonamenti in calo o di bilanci in sofferenza: è un investimento in sinodalità.
«Basta voci comode, è l' ora di svegliarci»
Avvenire
(Diego Andreatta) Al ritorno in redazione, quando i colleghi mi hanno chiesto 'cos' è venuto fuori di nuovo a Firenze', ho segnalato loro l' immagine scelta dal tavolo dei giovani: «Dobbiamo fare un falò dei nostri divani». Hanno voluto suonare la 'sveglia', perché ci sentiamo «popolo in cammino, e non in ricreazione », senza cedere alle tentazioni di comodità, «che trasformano le comunità in salotti esclusivi ed eleganti, accarezzando le nostre pigrizie e solleticando i nostri giudizi sferzanti». E che sveglia... Per prima dovremo suonarla noi, operatori dei media cattolici, a condizione di lasciarsi 'caricare' dalla conversione pastorale richiesta dal Papa in Duomo. Non è un meccanismo automatico quello che spinge i media - predisposti a essere 'in uscita' - a farsi carico delle scelte di fondo indicate a Firenze. La tentazione è di adagiarsi su interviste rassicuranti, dibattiti addomesticati, commenti asseverativi: 'sentinelle' più che 'esploratori', per usare un' altra immagine salita dalla Fortezza. E allora se 'Francesco sogna' sulle nostre copertine di Firenze, richiede forse anche di bruciare i menabò ripetitivi per cercare invece 'l' umanesimo della concretezza': più fatti, meno convegni; più storie, meno auspici; più vicinanza alla gente in periferia, meno interviste ai registi del centro-diocesi. Le cinque vie convergono nel chiedere aiuto ai media: non amplificatori ma canali fluidi di educazione integrale, 'antenne sociali', fondate sulla documentazione più che sulla condanna. Da dove partire? Da un linguaggio semplice, popolare e insieme concreto - ne ha dato esempio il discorso del Papa, facilmente ritwittato in numerose frasi-appello - e della comunicazione di gesti 'di carne' comunicabili senza troppi commenti attraverso i social network e i portali web. L' altra revisione richiesta alle nostre testate è pure la 'modalità sinodale'. Quanto sia fruttuoso anche se faticoso camminare insieme l' abbiamo sperimentato nello staff triveneto, formato dal tweet team, radio, tv e giornali insieme. Quel 'fare sinergia' lanciato a Roma in Testimoni digitali facilita lo sforzo di far camminare la diocesi, fuori e dentro: se non ti abboni al settimanale, non ascolti radio e tv, non vedi sito e giornale, resti indietro o fuori dalla carovana. Non è una questione di abbonamenti in calo o di bilanci in sofferenza: è un investimento in sinodalità.