Italia
L'Osservatore Romano
E a Prato condanna corruzione e sfruttamento invocando per tutti un lavoro degno - Una Chiesa libera, aperta, inquieta, «sempre più vicina agli abbandonati», col volto di una mamma che «comprende, accompagna, accarezza». È quanto “sogna” Papa Francesco, come ha confidato egli stesso ai partecipanti al quinto convegno nazionale della Chiesa italiana, incontrati martedì mattina, 10 novembre, nella cattedrale di Firenze. L’appuntamento con i vescovi e i delegati di tutte le diocesi del Paese, chiamati a tracciare il cammino della comunità ecclesiale per il prossimo decennio, ha offerto al Pontefice l’occasione per la sua decima visita pastorale in Italia. Preceduta da una sosta di un’ora e mezzo a Prato, la partecipazione di Francesco al convegno ha costituito il momento centrale del viaggio, conclusosi nel pomeriggio con la messa nello stadio comunale Artemio Franchi.
Approfondendo il tema generale dell’incontro — incentrato su «Il nuovo umanesimo in Cristo Gesù» — il Papa ha pronunciato un lungo e articolato discorso, nel quale ha anzitutto raccomandato atteggiamenti di umiltà, disinteresse e beatitudine, che insegnano soprattutto a «non essere ossessionati dal potere, anche quando questo prende il volto di un potere utile e funzionale all’immagine sociale della Chiesa». Quindi ha messo in guardia da alcune tentazioni, come quelle pelagiana e dello gnosticismo, esortando invece a seguire l’esempio di santi come Francesco d’Assisi e Filippo Neri, ma anche di personaggi particolari come il don Camillo di Guareschi.
Inoltre il Pontefice ha raccomandato «capacità di dialogo e di incontro» soprattutto con gli ultimi e gli emarginati — significativo il pranzo condiviso subito dopo con trenta indigenti alla mensa della Caritas — e ha ricordato che «la povertà evangelica è creativa» perché protegge la Chiesa «da ogni surrogato di potere, d’immagine, di denaro».
In precedenza, a Prato, città simbolo di laboriosità ma costretta a confrontarsi con le sfide della crisi economica e dell’immigrazione, il Papa ha denunciato corruzione e illegalità. E richiamando la vicenda dei sette cinesi morti a causa dello sfruttamento e delle condizioni inumane di vita, ha chiesto per tutti rispetto, accoglienza e un lavoro degno.
L'Osservatore Romano, 11 novembre 2015.
Inoltre il Pontefice ha raccomandato «capacità di dialogo e di incontro» soprattutto con gli ultimi e gli emarginati — significativo il pranzo condiviso subito dopo con trenta indigenti alla mensa della Caritas — e ha ricordato che «la povertà evangelica è creativa» perché protegge la Chiesa «da ogni surrogato di potere, d’immagine, di denaro».
In precedenza, a Prato, città simbolo di laboriosità ma costretta a confrontarsi con le sfide della crisi economica e dell’immigrazione, il Papa ha denunciato corruzione e illegalità. E richiamando la vicenda dei sette cinesi morti a causa dello sfruttamento e delle condizioni inumane di vita, ha chiesto per tutti rispetto, accoglienza e un lavoro degno.
L'Osservatore Romano, 11 novembre 2015.