Europa
Ancora una tragedia dell’immigrazione nell’Egeo
L'Osservatore Romano
Ancora una tragedia dell’immigrazione nell’Egeo
L'Osservatore Romano
Una nuova tragedia si è consumata in queste ore nell’Egeo, dove sono annegati al largo delle coste turche quattordici profughi, compresi sette bambini, nel naufragio dell’imbarcazione sulla quale cercavano di raggiungere l’Europa. Qualche centinaio di miglia più a sud-est, a Malta, i rappresentanti dell’Unione europea sono riuniti per cercare di superare i contrasti con quelli dell’Unione africana in un vertice incentrato proprio sugli accentuati flussi di profughi e migranti. Sulla questione, intanto, c’è stato ieri un drastico mutamento di posizione del Governo tedesco, finora il più determinato tra quelli dell’Ue a politiche di accoglienza.
Nel naufragio nell’Egeo — avvenuto al largo della costa di Ayvacik, nella provincia turca di Cannakale, secondo l’agenzia di stampa Anadolu — altre 27 persone sono state tratte in salvo. La Guardia costiera è ancora all’opera, in cerca di possibili altri superstiti. Da Ayvacik partono in genere le barche che cercano di arrivare all’isola greca di Lesbo. Il flusso di profughi, soprattutto siriani, in partenza dalla Turchia e diretti verso il centro e il nord dell’Europa attraverso la cosiddetta rotta balcanica è notevolmente aumentato nelle ultime settimane. E oggi camion carichi di pezzi di recinzione sono arrivati nelle località slovene di Veliki Obrez, Obrezje e Gibina, al confine con la Croazia, dopo l’annuncio del Governo di voler costruire una barriera per controllare il flusso. Il premier sloveno, Miroslav Cerar, ha comunque precisato che le barriere saranno temporanee e serviranno solo a impedire ingressi illegali.
Nel naufragio nell’Egeo — avvenuto al largo della costa di Ayvacik, nella provincia turca di Cannakale, secondo l’agenzia di stampa Anadolu — altre 27 persone sono state tratte in salvo. La Guardia costiera è ancora all’opera, in cerca di possibili altri superstiti. Da Ayvacik partono in genere le barche che cercano di arrivare all’isola greca di Lesbo. Il flusso di profughi, soprattutto siriani, in partenza dalla Turchia e diretti verso il centro e il nord dell’Europa attraverso la cosiddetta rotta balcanica è notevolmente aumentato nelle ultime settimane. E oggi camion carichi di pezzi di recinzione sono arrivati nelle località slovene di Veliki Obrez, Obrezje e Gibina, al confine con la Croazia, dopo l’annuncio del Governo di voler costruire una barriera per controllare il flusso. Il premier sloveno, Miroslav Cerar, ha comunque precisato che le barriere saranno temporanee e serviranno solo a impedire ingressi illegali.
Sui flussi dai Balcani c’è stato ieri un drastico mutamento di posizione del Governo del cancelliere tedesco, Angela Merkel. I profughi saranno d’ora in poi rinviati verso i Paesi di ingresso dell’Ue, secondo quando prevede il trattato di Dublino, tranne la Grecia (nel rispetto di una sentenza della Corte di giustizia europea, secondo cui Atene non garantisce gli standard minimi di accoglienza). Ad agosto Merkel aveva annunciato che la Germania avrebbe accolto tutti i richiedenti asilo in fuga dal conflitto siriano.
Gli osservatori attribuiscono il mutamento di linea sia ai dissensi interni al partito del cancelliere, la Cdu, sia al numero degli arrivi. Secondo l’Ufficio europeo per l’asilo, tra gennaio e ottobre nell’Ue sono state presentate già un milione di richieste d’asilo, un quarto delle quali appunto in Germania. Secondo Frontex, l’agenzia Ue per il controllo delle frontiere, nello stesso periodo sono sbarcate in Grecia 540.000 persone, tredici volte quelle giunte nel 2014. Mezzo milione di queste persone hanno poi attraversato le frontiere dei Balcani occidentali, soprattutto ai confini di Ungheria e Croazia con la Serbia.
Sui profughi e migranti in arrivo sulla rotta del Mediterraneo centrale, quella diretta soprattutto in Italia, ma anche a Malta, si sta concentrando invece il vertice oggi nella capitale maltese La Valletta, tra Ue e Paesi africani. Oltre al presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, e all’Alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza comuni, Federica Mogherini, sono presenti diversi leader di Paesi europei, compreso il presidente del Consiglio dei ministri italiano, Matteo Renzi. L’Ue porta al vertice nuove offerte di contributi finanziari e nuove proposte, tra le quali l’istituzione di canali per l’immigrazione legale, maggiore cooperazione per affrontare le origini delle migrazioni, un incremento della lotta ai trafficanti.
Il punto più spinoso riguarda eventuali accordi per i rimpatri. L’Ue vorrebbe accelerare quelli verso i Paesi africani, andando ben oltre lo scarso trenta per cento dello scorso anno. Tuttavia, proprio su questo tema le posizioni con l’Unione africana appaiono lontane. Non si può ignorare inoltre — dicono gli analisti — il peso del fenomeno della mobilità umana, ingigantito in quest’epoca da guerre, persecuzioni e cambiamenti climatici, gravi soprattutto sul sud del mondo, con numeri infinitamente superiori a quelli degli arrivi in Europa.
L'Osservatore Romano, 12 novembre 2015