Brasile
(a cura Redazione “Il sismografo”)(NdR - Alla viglia della beatificazione in Brasile, il 14 novembre, del sacedote figlio di schiavi, Francisco de Paula Victor, riproponiamo un nostro articolo dello scorso 18 agosto).
La chiesa di Três Pontas, nel sud dello stato brasiliano del Minas Gerais, è in festa perché il 14 novembre prossimo, dopo due anni di attesa, sarà beatificato Padre Francisco de Paula Victor, figlio di schiavi diventato sacerdote. A dare l'annuncio della data di beatificazione è stato il vescovo della diocesi di Campanha, dom Frei Diamantino Prata de Carvalho, dopo aver ricevuto il nulla osta del Vaticano. Padre Victor, come il sacerdote viene semplicemente chiamato in Brasile, diventerà così il primo beato nero del Paese sudamericano.
Il sito postulazionecausesanti.it racconta che "Francisco de Paula Victor nacque il 12 aprile del 1827 nella Vila da Campanha da Princesa (Minas Gerais). Figlio naturale della schiava nera Lourença Justiniana de Jesus, ebbe come madrina di battesimo la sua stessa padrona, donna Marianna de Santa Barbara Ferreira.
Avviato al mestiere di sarto, Victor sognava di diventare sacerdote, ma il suo era un sogno proibito al punto che si sentì dire che il giorno in cui sarebbe diventato prete “alle galline sarebbe cresciuti i denti”. Erano i duri e tragici tempi del regime schiavista e agli schiavi, in particolare quelli neri, non solo era proibito accedere a qualsiasi incarico pubblico civile ma anche ecclesiastico. Agli schiavi era persino vietato di di studiare.
L’aspirazione di Victor trovò una inattesa felice “svolta” nell’aiuto della madrina-padrona e nella determinazione di mons. Antonio Viçoso, vescovo di Mariana, convinto abolizionista, che nulla risparmiarono per sostenere il giovane. Iniziato agli studi dal vecchio parroco di Campanha don Antonio Felipe de Araujo, Victor fu ammesso al Seminario di Mariana. Qui sopportò con pazienza l’ostilità e le discriminazioni degli altri seminaristi al punto da diventare loro servitore. Uno di loro scrisse che, nonostante tutto, “Victor sperava, sperava sempre”. Con la sua umiltà e determinazione alla fine, Victor, conquistò tutti. Superati con indulto gli impedimenti canonici, il 14 giugno del 1851, fu ordinato sacerdote. Gran parte dei bianchi, tuttavia, non accettava che un ex schiavo nero potesse essere un prete e rifiutavano persino di ricevere da lui la comunione. Così quando il 18 giugno dell’anno successivo fu mandato a Tres Pontas con l’incarico di vice-parroco, ci fu grande sconcerto e non poche “riserve” da parte della popolazione.
L’umiltà e la pazienza, con il sostegno vigoroso di un sconfinato amore per Gesù Cristo, portarono don Victor non solo ad essere accettato, ma addirittura ad essere “idolatrato” dai suoi parrocchiani. Fu parroco di Tres Pontas per oltre un cinquantennio, cioè fino alla morte avvenuta il 23 settembre del 1905. Fu sepolto nella sua chiesa parrocchiale dove, nel 1999, si procedette alla ricognizione canonica e i resti mortali furono posti in un nuovo sarcofago.
Padre Victor alla cura e guida delle anime aggiunse la costruzione del Collegio “Sacra Famiglia”, dove fu anche professore. Il Collegio aveva una scopo preciso: avviare agli studi poveri e ricchi, bianchi e neri, convinto che la cultura insieme alla fede potessero fondare una società nuova, unità e fraterna. Padre Victor inoltre costruì la più grande chiesa del Minas Gerais: “Nossa Senhora d’Ajuda”.
Di lui si ricorda la carità che lo contraddistinse in modo particolare, vivendo personalmente in povertà assoluta. Il diavolo lo temette come esorcista al punto da scongiurare di chiamare “quel brutto negro dalle labbra pronunciate”!"
L’eredità spirituale e culturale lasciata da don Victor costituisce la peculiarità di Tres Pontas e dei territori limitrofi, e grande è la venerazione che i fedeli gli tributano in attesa che sia riconosciuto ufficialmente dalla Chiesa come il “santo delle cose impossibili”.
Il sito postulazionecausesanti.it racconta che "Francisco de Paula Victor nacque il 12 aprile del 1827 nella Vila da Campanha da Princesa (Minas Gerais). Figlio naturale della schiava nera Lourença Justiniana de Jesus, ebbe come madrina di battesimo la sua stessa padrona, donna Marianna de Santa Barbara Ferreira.
Avviato al mestiere di sarto, Victor sognava di diventare sacerdote, ma il suo era un sogno proibito al punto che si sentì dire che il giorno in cui sarebbe diventato prete “alle galline sarebbe cresciuti i denti”. Erano i duri e tragici tempi del regime schiavista e agli schiavi, in particolare quelli neri, non solo era proibito accedere a qualsiasi incarico pubblico civile ma anche ecclesiastico. Agli schiavi era persino vietato di di studiare.
L’aspirazione di Victor trovò una inattesa felice “svolta” nell’aiuto della madrina-padrona e nella determinazione di mons. Antonio Viçoso, vescovo di Mariana, convinto abolizionista, che nulla risparmiarono per sostenere il giovane. Iniziato agli studi dal vecchio parroco di Campanha don Antonio Felipe de Araujo, Victor fu ammesso al Seminario di Mariana. Qui sopportò con pazienza l’ostilità e le discriminazioni degli altri seminaristi al punto da diventare loro servitore. Uno di loro scrisse che, nonostante tutto, “Victor sperava, sperava sempre”. Con la sua umiltà e determinazione alla fine, Victor, conquistò tutti. Superati con indulto gli impedimenti canonici, il 14 giugno del 1851, fu ordinato sacerdote. Gran parte dei bianchi, tuttavia, non accettava che un ex schiavo nero potesse essere un prete e rifiutavano persino di ricevere da lui la comunione. Così quando il 18 giugno dell’anno successivo fu mandato a Tres Pontas con l’incarico di vice-parroco, ci fu grande sconcerto e non poche “riserve” da parte della popolazione.
L’umiltà e la pazienza, con il sostegno vigoroso di un sconfinato amore per Gesù Cristo, portarono don Victor non solo ad essere accettato, ma addirittura ad essere “idolatrato” dai suoi parrocchiani. Fu parroco di Tres Pontas per oltre un cinquantennio, cioè fino alla morte avvenuta il 23 settembre del 1905. Fu sepolto nella sua chiesa parrocchiale dove, nel 1999, si procedette alla ricognizione canonica e i resti mortali furono posti in un nuovo sarcofago.
Padre Victor alla cura e guida delle anime aggiunse la costruzione del Collegio “Sacra Famiglia”, dove fu anche professore. Il Collegio aveva una scopo preciso: avviare agli studi poveri e ricchi, bianchi e neri, convinto che la cultura insieme alla fede potessero fondare una società nuova, unità e fraterna. Padre Victor inoltre costruì la più grande chiesa del Minas Gerais: “Nossa Senhora d’Ajuda”.
Di lui si ricorda la carità che lo contraddistinse in modo particolare, vivendo personalmente in povertà assoluta. Il diavolo lo temette come esorcista al punto da scongiurare di chiamare “quel brutto negro dalle labbra pronunciate”!"
L’eredità spirituale e culturale lasciata da don Victor costituisce la peculiarità di Tres Pontas e dei territori limitrofi, e grande è la venerazione che i fedeli gli tributano in attesa che sia riconosciuto ufficialmente dalla Chiesa come il “santo delle cose impossibili”.