Bangladesh
Il superiore, “fuori pericolo il missionario aggredito”
Misna
Il superiore, “fuori pericolo il missionario aggredito”
Misna
È fuori pericolo padre Piero Parolari, missionario del Pime in Bangladesh, vittima di un attacco armato quasta mattina nel nord del Bangladesh. Lo conferma alla MISNA padre Michele Brambilla, superiore provinciale, che lo ha incontrato dopo il suo ricovero al Medical college di Dinajpur, dove avvenuto l’attacco.
“Padre Piero è in condizioni stabili ma non è grave – dice il religioso alla MISNA – lo stiamo per trasportare all’ospedale di Dhaka con un elicottero militare. Ha infatti bisogno di fare accertamenti ed esami che qui non possono effettuare”.
Il missionario e medico – che si recava in bicicletta a far visita a dei pazienti quando è stato aggredito – avrebbe battuto la testa, riportando piccole fratture al volto e sul corpo. “Non siamo sicuri che gli abbiano sparato – dice padre Brambilla – mostra una ferita dietro la nuca ma non si capisce se sia stata causata da proiettili o da un’arma da taglio”.
Al missionario aggredito i confratelli non hanno chiesto dettagli sull’aggressione: “aspettiamo che la sua salute sia meno precaria e che lo shock sia passato”.
La polizia ha chiesto ai missionari del Pime – 29 in tutto il Bangladesh – di non uscire se non scortati. “Siamo un po’ spaventati e speriamo che si tratti di una misura precauzionale, che duri solo qualche giorno” dicono “noi lavoriamo tra la gente e non abbiamo mai avuto sentore di pericolo”.
Nessun gruppo o organizzazione ha finora rivendicato l’aggressione, che avviene in un un contesto di tensioni crescenti nel paese, già teatro dell’uccisione di un operatore umanitario italiano, Cesare Tavella, e di un agricoltore giapponese, rivendicati dal sedicente Stato Islamico (Is). Le autorità di Dhaka, tuttavia, smentiscono con forza la presenza di infiltrazioni del gruppo estremista sul territorio nazionale.
“Padre Piero è in condizioni stabili ma non è grave – dice il religioso alla MISNA – lo stiamo per trasportare all’ospedale di Dhaka con un elicottero militare. Ha infatti bisogno di fare accertamenti ed esami che qui non possono effettuare”.
Il missionario e medico – che si recava in bicicletta a far visita a dei pazienti quando è stato aggredito – avrebbe battuto la testa, riportando piccole fratture al volto e sul corpo. “Non siamo sicuri che gli abbiano sparato – dice padre Brambilla – mostra una ferita dietro la nuca ma non si capisce se sia stata causata da proiettili o da un’arma da taglio”.
Al missionario aggredito i confratelli non hanno chiesto dettagli sull’aggressione: “aspettiamo che la sua salute sia meno precaria e che lo shock sia passato”.
La polizia ha chiesto ai missionari del Pime – 29 in tutto il Bangladesh – di non uscire se non scortati. “Siamo un po’ spaventati e speriamo che si tratti di una misura precauzionale, che duri solo qualche giorno” dicono “noi lavoriamo tra la gente e non abbiamo mai avuto sentore di pericolo”.
Nessun gruppo o organizzazione ha finora rivendicato l’aggressione, che avviene in un un contesto di tensioni crescenti nel paese, già teatro dell’uccisione di un operatore umanitario italiano, Cesare Tavella, e di un agricoltore giapponese, rivendicati dal sedicente Stato Islamico (Is). Le autorità di Dhaka, tuttavia, smentiscono con forza la presenza di infiltrazioni del gruppo estremista sul territorio nazionale.