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Albania
Cristiani e solidarietà in un’intervista al cardinale Koch. Sfide che devono unire
L'Osservatore Romano
«Ci sono molte sfide nel mondo e sono comuni a tutti i cristiani e a tutti gli esseri umani. Credo che tali sfide ci stiano avvicinando. In questo momento penso soprattutto alle questioni etiche, alla crisi dei rifugiati, al traffico di esseri umani. È importante che le Chiese cristiane abbiano una voce comune; se non ce l’hanno, in merito alle principali questioni della nostra società, questa voce si indebolisce».
È uno dei passaggi più significativi dell’intervista rilasciata dal cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, al sito www.oikoumene.org del World Council of Churches (Wcc) in occasione del Global Christian Forum di Tirana, sul tema «Discriminazione, persecuzione, martirio: seguire Cristo insieme». All’evento, conclusosi mercoledì scorso, hanno preso parte centocinquanta leader religiosi e rappresentanti di diverse tradizioni ecclesiali provenienti da più di sessanta Paesi. Papa Francesco, in un messaggio inviato ai partecipanti, ha espresso tristezza e preoccupazione per le crescenti discriminazioni e persecuzioni nei confronti dei cristiani in vari Paesi del mondo.
Secondo il cardinale Koch, occorre «una migliore solidarietà tra cristiani. Dobbiamo approfondirla. Solo così avremo un maggiore impatto sul mondo della solidarietà. Dobbiamo mostrarla di più tra cristiani, dobbiamo stare insieme molto di più». Il porporato ha sottolineato quanto sia importate la collaborazione: «Il World Council of Churches e la Chiesa cattolica hanno una lunga tradizione di lavoro comune e ritengo che abbiamo un buon affiatamento. Credo che dovremmo continuare questa nostra collaborazione ma anche approfondirla. Stiamo lavorando insieme per la giustizia e la pace».
L’incontro di Tirana — ha ricordato il presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani — è servito come occasione per «rafforzare e approfondire i legami personali di unità tra noi, presenti a questa consultazione, e tra le nostre Chiese e le comunità ecclesiali di tutto il mondo. Questa è solo una parte, ma non è l’unico modo. Credo che dobbiamo intensificare la solidarietà più in modo bilaterale, attraverso il dialogo e la collaborazione concreta». Il porporato ha inoltre evidenziato la drammatica situazione nella quale sono costretti a vivere centinaia di migliaia di cristiani: «Sappiamo che l’80 per cento dei perseguitati in nome della fede sono cristiani. Dobbiamo portare più solidarietà alla gente che soffre. La discriminazione, la persecuzione e il martirio — ha ricordato il cardinale Koch — costituiscono una sfida dolorosa che tutte le Chiese e le comunità ecclesiali devono affrontare oggi in qualche parte del mondo. I cristiani di diverse tradizioni sperimentano a proprie spese varie forme di ostilità da parte di governi, gruppi organizzati e individui semplicemente per la loro fede in Gesù Cristo. Essi vengono cacciati da villaggi e città, mentre le loro case e le proprietà sono confiscate, i luoghi di culto distrutti e i simboli della loro appartenenza cristiana vengono eliminati dalla vista». Altro tema affrontato nell’intervista è stato il lavoro quotidiano della Caritas svolto a stretto contatto con le Chiese orientali impegnate nella regione: «Caritas in Medio oriente lavora principalmente negli ambiti della risposta alle emergenze, migrazione, istruzione, sviluppo, emancipazione delle donne, accompagnamento dei giovani e volontariato, nonché traffico di esseri umani e costruzione della pace. I loro programmi di assistenza umanitaria si sono intensificati a causa dell’aumento dei conflitti». I cristiani perseguitati — ha concluso Koch — «sono nel cuore della Chiesa cattolica. Preghiamo gli uni per gli altri, ascoltiamoci, impariamo gli uni dagli altri, e cerchiamo gli uni con gli altri una comprensione comune e una risposta adeguata alla sfida impegnativa di seguire Cristo insieme nel mondo attuale».

L'Osservatore Romano, 7 novembre 2015.